Un tour lunghissimo per l’Europa porta le stelle internazionali del balletto ucraino sul palco del Teatro Massimo di Cagliari il 21 e 22 gennaio con un ventaglio saporito di quadri tratti dal repertorio della compagnia e dai capolavori della storia del balletto. Sul palco Olga Golitsya e Jan Vana, Lina Volodina e Oleksii Potomkin (Teatro dell’Opera e Balletto Nazionale dell’Ucraina), accanto a Clara Ushizaka e Alberto Pecetto (Teatro dell’Opera della Polonia), Vasylieva Antonina e Tsapryka Kostiantyn (Teatro dell’Opera e Balletto di Charkiv), Teodora Spasik e Begojev Jovica (Teatro dell’Opera di Belgrado-Serbia), Larysa Hrytsai (Teatro dell’Opera e Balletto di Odessa) e Takamory Miyu e Ryosuke Morimoto (Opera Nazionale di Budapest-Ungheria).
Fra assoli densi di virtuosismo e drammatici pas de deux, la compagnia apre con “Hopak“, la famosa danza tradizionale ucraina, eseguita da Alberto Pecetto, e prosegue con gli esotismi de “Le Talisman” di Marius Petipa, con Takamory Miyu e Ryosuke Morimoto, con il pas de deux – libero e sensuale – tratto da “La Esmeralda” (Notre Dame de Paris), eseguito da Oleksii Potomkin e Lina Volodina. Il pubblico è poi trasportato nel mondo de “La Sylphide” (un ballet blanc, molto noto fra gli appassionati, su libretto di Adolphe Nourrit) grazie alle star della danza Ushizaka e Pecetto; mentre a seguire “Le Corsaire” di Adolphe-Charles Adam (coreografia di Marius Petipa), su esecuzione di Vasylieva Antonina e Tsapryka Kostiantyn lasciano poi la scena alla tecnica di Olga Golytsia che danza la celebre “The Dying Swan” (Morte del Cigno) di Mikhail Fokine: eterea, rigorosa.
Il secondo atto, su “Diane et Actéon”, con un pas de deux di Clara Ushizaka e Alberto Pecetto; l’adagio e le variazioni tratte da “Giselle”, con Larysa Hritsai e Tsapryka Kostiantyn; e ancora “Forest song”, “La Forza del Destino” e il “Don Quixote” (Pecetto, Golytsia e Vana).
La struttura per tableau vivant, così pensata per fornire agli appassionati preziosi assaggi di tecnica, rende lo spettacolo un po’ circense, a volte sminuendo la tecnica stessa (ma mai svilendo l’arte profusa). Nei fouetté le braccia qualche volta calanti, fanno pensare ad un tour forse troppo frenetico. Qualche piede trema un po’ troppo, ma le esecuzioni sono giovani, vibranti e mai sotto tono. Bravi!