Al di là della scenografia, in bilico fra la nave spaziale e il Domopak, oltre i due presentatori che trovo equilibrati fra loro (quel tanto sotto tono da piacere a tutti), oltre Rita Pavone, la cui voce è prova sicura del fatto che in Italia qualcuno possa costruirsi una vera carriera musicale; tralasciando certe ospitate al risparmio (le figlie e nipoti d’arte, le mogli di cantanti famosi sono vecchie idee), anche a Sanremo 2017 i social e la percezione mediatica la fanno da padroni (con un boom di ascolti: 12 milioni di persone incollate allo schermo, 58,4% di share)
Sanremo piace agli italiani perché incarna al meglio la loro vocazione di tuttologi della comunicazione: non ci sono giudizi sulla musica o sulla preparazione canora, nemmeno sull’organizzazione di uno show (disegni, tempi, colori), ma un giudizio generalizzato su gossip, abiti e quanto sia divertente ballare o cantare questo o quel motivetto.
Le reazioni sui social sono eloquenti, a vincere è sempre il ritornello simpatico e disimpegnato ed è inutile che voi sentiate il bisogno di esprimere il disagio di una nazione o un sentimento articolato. È tradizione a Sanremo: a vincere sarà sempre e comunque il trallallà da balera con la sacrosanta motivazione che “non si può sempre essere seri”. Se sentite la necessità di qualcosa di più, siete pregati di guardare altro, a soddisfare le vostre esigenze ci pensa il premio per la critica o il nonno zoppicante reduce dagli attentanti di Nizza. Il pubblico di Sanremo è sensibile, si sa, ama tutte le mamme del mondo, che sono tutte belle, e va pazzo per i fiumi di parole, ma non tollera la cultura.
La prova di questa affermazione la forniscono i tanti comici invitati, con quella satira-non-satira dal sapore sempre italiano, che sarebbe a dire intrattenimento per non pensare (e se si pensa è sempre a quanti soldi hanno i politici, a quanti avvisi di garanzia, a quanto il buon cittadino italiano non faccia proprio niente per meritarsi il nulla sociale in cui vive: insomma la vecchia storia passivo-aggressiva).
Ci sono certo le eccezioni, una Mannoia elegante e impeccabile, un Ermal Meta capace di mettere insieme personalità, parole e musica, oppure un Michele Bravi che bravo in effetti lo è (a cominciare dal timbro della voce, immediatamente riconoscibile). Ma l’Italia del televoto la pensa diversamente, vuole ballare.
I vincitori esistono proprio per questo motivo (per ballare): i brividi, e la cotenna ai peli delle braccia, ogni volta che vedo Francesco Gabbani, colorato, simpatico e comunicativo, e ho la sensazione di avere davanti un ibrido fra Zack Morris di Bayside School e Marco Columbro di Buona Domenica. Una specie di revival anni Novanta pescato in un angolo casual dal quale emergono “italian popstar” e politici. Idealmente un bel terzo posto ma, come sostenuto da Enrica Bonaccorti, “ormai la voglia di distrarsi vince sulla necessità di pensare“.
Alla fine, tutto sommato, è uno spettacolo che nei suoi infiniti piccoli atomi interessa ma che, nel suo insieme, non restituisce l’impressione di uno show memorabile. Non so se questo sia dovuto alla natura dell’evento o alla bravura di chi organizza. Di sicuro lo si può seguire anche mentre si cucina o si fa il bucato fra balcone e lavanderia. Si rimane un po’ immobili fra quegli istanti di spettacolo, senza capire la struttura generale: come Maria De Filippi, segaligna e distaccata, divertita da un’occasione che tutti dicono meravigliosa.
Vince Maria e gli altri escono (come sempre).
By Matteo Tuveri
Alla grande, sottoscriviamo tutto!
Condivido tutto, michele bravi è super!
Bravo BRAVIIIIIIII
Finalmente un articolo che mette qualche puntino sulle i
ricordiamoci anche di Mika e Zucchero, per il resto direi che condivido tutto. Bravo Michele Bravi!
Comprato immediatamente Michele Bravi online, bellissime parole e voce inconfondibile.
Michele sei meraviglioso! grazie per averlo detto, farà grandissime cose.
Questa recensione trasuda cattiveria da ogni poro, però siamo d’accordo. Ma vogliamo parlare di Virginia Raffaele? bravissima. Per Michele Bravi possiamo solo dire “magnifico”.
Michele Bravi fa ballare i sentimenti
Michele Bravi, sto applaudendo da ieri e non mi fermo. Certo è giovane ma che voce e ha una bella personalità, almeno per come lo vediamo.
Vince Maria e gli altri escono è geniale. un applauso!
Ermal Meta immenso. Mi piace il tono dell’articolo, bello pungente.
Mannaggia se è vero: una serie di gag o momenti anche belli (qualcuno) ma tutto insieme si sentiva la mancanza di una storia unica capace di tenere insieme tutto. Forse la cornice del festival, quella solita, non basta più.
Mannoia forever!
La satira è bella, ma spesso pesante specie se ti metti a guardare qualcosa che dovrebbe farti dimenticare la politica (almeno per qualche sera). Virginia Raffaele troppo forte.
Troppo bravo Michele, ma fuori dal podio non è credibile.