Un percorso iniziato nel 2021, in occasione del centenario della nascita di Astor Piazzolla, che è diventato un monumento al genio di Mar del Plata e all’arte del Tango, nato a Buenos Aires (e Uruguay) alla fine del 1800 (la cosiddetta Vecchia Guardia, risalente al 1880 – 1920). È la produzione del Balletto di Roma, intitolata “Astor – Un secolo di Tango“, un “concerto di danza” in cui le musiche di Piazzolla, arrangiate dal Maestro Luca Salvadori, ed eseguite magistralmente dal vivo dal bandoneon (e fisarmonica) di Mario Stefano Pietrodaschi, evocano sul palco del Teatro Massimo di Cagliari (11-12 marzo) la magia di sangue, amori, razze e memoria bonaerense.
Una delle parole chiave dello spettacolo, e del Tango stesso, è dunque il miscuglio, il viaggio, la disperazione di attraversare il mare perchè affamati, soli, oppressi o semplicemente in balia degli eventi della vita. Il “non luogo” che unisce e divide, il filo rosso che separa, uccide (come a Cutro) fra il cinismo e l’indifferenza senza vergogna, o che dona speranza perchè offre un porto al quale approdare.
Le coreografie di Valerio Longo e le luci di Carlo Cerri cesellano il lavoro semplicemente meraviglioso di otto danzatori che compiono un viaggio emozionante, un Bildungsroman (un romanzo di formazione) scritto in musica e movimento “in cui respiri, abbracci e fusioni sono al centro di azioni coreografiche intense, astratte e fuse in quel moto ondulatorio magico del bandoneon“.
L’altra parola chiave è “Coraggio”, il coraggio cantato da Borges nelle sue milonghe e quello di Piazzolla che ha spinto i nervi e il cuore oltre la vecchia guardia della tradizione verso il “Nuevo Tango”, contagiando la danza argentina per eccellenza con il mondo e contagiando il mondo con il colori bianchi e azzurri. La regia di Carlos Branca è indispensabile, non coordina semplicemente gli elementi sulla scena, ma compie un gesto filologico e biografico in direzione di Piazzolla, citandolo, delineandolo e fotografandolo nel cinema della vita (lui, i luoghi e gli incontri con Alberto Ginastera, Nadia Boulanger, Horacio Ferrer, Gerry Mulligan, New York e la nostra indimenticabile Milva). La forza dello spettacolo è saper vedere oltre il tecnicismo un panorama umano che è la vera essenza del ballo e della musica tanguera.
“Un pensiero triste che si balla” (definizione di Enrique Santos Discépolo), un giardino di corpi sfrontati e audaci che si lasciano, si incontrano e si stringono nel moto struggente ed esaltante della vita.