In un periodo denso di eventi e spesso confuso, con l’ansia per un futuro già incerto fra terrorismo, lavoro, precarietà, Diritti Umani, accoglienza e inserimento degli immigrati e riforme, ho chiesto a Ivan Scalfarotto, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri (Riforme costituzionali e rapporti con il Parlamento), quali aspettative o speranze ripone per le tematiche care a noi di MockUp.

In un dibattito sempre più aspro attorno alle minoranze che ancora in Italia stentano a trovare il riconoscimento dei loro diritti, il dialogo con l’On. Scalfarotto tocca i nodi cruciali della politica e della società italiane per il 2016. In ballo anche la credibilità di un intero Parlamento.

Ivan Scalfarotto, Ufficio Stampa©

Ivan Scalfarotto, Ufficio Stampa©

Dal 2016 si riparte con l’Italia. Come vorrebbe ripartire?

– Vorrei ripartire dalla «quiete che sopravvive a ogni guerra», per citare Ezra Pound (poeta delle cui idee non condivido nulla, ma è stato indubbiamente un versificatore di rara potenza). Da quel tessuto di bellezza, civiltà, generosità e fecondità che la nostra comunità nazionale possiede, e che spesso è costretto a nascondersi dalla furia delle polemiche, dall’impazzare dei terrori, dalla prevalenza delle ansie.

Vorrei ripartire dalla ragionevolezza, che considero la dote più umana di tutte; da quel momento in cui la forza delle convinzioni non ha timore di misurarsi con il dubbio, da quel luogo magico in cui la severità del giudizio trova il margine della compassione, dalla dura palestra in cui l’etica della responsabilità si fa ascoltare dalle nostre passioni.

Vorrei ripartire dalla prosecuzione di una sfida ambiziosa, che è quella a cui lavoro con tutti i membri del Governo Renzi e tutti gli amici del Pd: una sfida in cui abbiamo mille difetti, facciamo mille errori e potremmo migliorare in mille cose, ma che, penso non lo si possa negare, è una sfida vera, che giochiamo a viso aperto, con tutti noi stessi. Che non ha in gioco destini o carriere di questo o di quello, a cominciare da me, ma la possibilità di cambiare l’Italia e renderla un posto migliore per chi ci vive e ci vivrà.

Proprio per questo vorrei ripartire dai diritti troppo a lungo negati, dal rimarginarsi almeno parziale della piaga della discriminazione, dalla piena cittadinanza delle persone LGBTQI. Che non è una battaglia fatta soltanto a beneficio degli interessati, ma a beneficio di tutti. Perché va a vantaggio di tutti vivere in una società più aperta, più inclusiva, più civile.

Immagini del Pride Sardegna, MockUpMagazine©

Immagini del Pride Sardegna, MockUpMagazine©

Cose che vanno e cose che non vanno: lavoro e diritti umani…

– Fra le cose che non vanno comincio da dove mi sono fermato prima. Non è degno di commenti il fatto che l’Italia sia l’unico Paese di quella che una volta si chiamava Europa occidentale a non avere una legge sulle unioni fra persone dello stesso sesso. Un’assenza inconcepibile, specialmente alla luce della moderazione e della disponibilità al compromesso di cui abbiamo dato più di una prova. Che dipende non solo e non tanto dalla reazione oscurantista degli avversari (non sono state meno violente o tetragone le proteste degli integralisti di Spagna e di Francia), ma dalla tiepidezza o dalla fuga nel sogno dei sostenitori. Perché sono in troppi a pensare che si tratti di un problema elitario o a dimenticarsi che il meglio è nemico del bene. Non ci mancava altro che l’improvvida polemica sulla Gestazione per altri. Ritengo che comunque presto potremo trasferire l’argomento dalla voce “problemi da risolvere” a quella “problemi risolti”.

La seconda per ordine di importanza delle cose che non vanno è la difficoltà della nostra opinione pubblica rispetto a questioni come sicurezza, terrorismo e immigrazione. Perché c’è un primo errore grave, che consiste nel confonderle in un ribollente calderone di paura e di rabbia, e ce n’è un altro ancora peggiore, che è l’illusione di credere che bastino ricette becere e slogan stupidi per fare fronte a fenomeni che hanno caratteristiche epocali.

Nel nostro Paese c’è un drammatico problema di eguaglianza. Di eguaglianza economica e sociale, senza alcun dubbio, ma anche di eguaglianza culturale: dall’espressione del voto alla gestione del proprio danaro fino alla percezione del proprio sé nel mondo, c’è una diffusa inconsapevolezza, una sorta di puerilità e di umoralità coatta che dobbiamo saper contrastare e sconfiggere.

In nessun paese, Ivan Scalfarotto, Edizioni PIEMME

In nessun paese, Ivan Scalfarotto, Edizioni PIEMME

Parliamo delle cose che secondo lei vanno.

– Fra le cose che vanno c’è che si sta finalmente facendo quello che finora era solo annunciato: lotta alla precarietà del lavoro, più risorse per la scuola pubblica, riforma del nostro ordinamento costituzionale, nuova legge elettorale, legge anticorruzione, riforma della giustizia civile, riforma della pubblica amministrazione, riduzione delle tasse. Il Paese sta rispondendo, anche se con la lentezza e l’impaccio di chi si è appena svegliato da un sonno profondo. Dobbiamo fare in modo che questa risposta venga accelerata e rafforzata.

Fra le cose che vanno c’è anche che l’Italia ha ripreso il posto che le compete in sede europea e internazionale, tenendosi a debita distanza tanto dai neutralismi che dai militarismi bellicisti; che l’economia riparte; che la mia Milano vive uno dei momenti più belli della sua storia; che il Mezzogiorno da cui provengo sta reagendo alla morta gora dell’assistenzialismo e dello strapotere criminale; che malgrado il fiume di livori e i serissimi problemi, c’è un sacco di gente che fa il suo dovere, che non approfitta e non abusa, che pratica disinteresse, gentilezza e mitezza, che sorride.

«Gran bella cosa è vivere, miei cari» ha scritto Nazim Hikmet. Basta saperselo ricordare ogni tanto.

by Matteo Tuveri


Immagine di copertina: Camera dei Deputati: Palazzo Montecitorio, Roma , Free Domain