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Teatro Massimo di Cagliari
11 aprile, ore 21:00
12 aprile, ore 19:00
13 aprile (scolastica), ore 11:00
Sito web: www.teatrostabiledellasardegna.it
Marco Paolini e Francesco Niccolini dedicano al padre della scienza moderna Galileo un’opera di profonda riflessione sullo stupore della scoperta, il senso del pensiero scientifico e la direzione, forse un po’ inquietante, che sembrano prendere i tempi attuali.
Quando si parla di Galileo – si legge nella nota stampa – si pensa sempre a un anziano venerando: sarà una questione di iconografia, ma forse è anche perché si capisce che lo scienziato non si mette mai in pensione con la testa. Anzi, le scoperte più importanti le raggiunge dopo i sessant’anni. Galileo vive quattrocento anni prima di noi, in un’epoca governata da certezze e rigidità di pensiero, ma alcuni elementi tornano oggi a riaprire il confronto con quel passato.
Lo spettacolo non approfondisce la tradizionale dialettica fede-ragione, che ha segnato la storia dello scienziato e del Seicento, ma piuttosto indaga sulla discussione a tre fra fede, ragione e superstizione.
Lo stesso Paolini dichiara: «Viviamo in un tempo in cui la magia è tornata a governare il futuro. Sarà perché le leggi dell’economia non sono leggi matematiche e contengono una componente di caso molto rilevante, sta di fatto che il nostro mondo cerca consolazione negli astri. E mi stupisce che, 400 anni dopo la consacrazione dell’universo post-rivoluzione copernicana, tutti i giorni molti tra noi consultino le previsioni dell’oroscopo che utilizzano le stelle fisse di Tolomeo. Alla fine non importa se il cielo non è così, perché quello che conta è che ci piace. Galileo è usato spesso come simbolo della scienza libera contro la fede integralista, ma in realtà è uno che per campare fa anche oroscopi. Eppure ha la forza di guardare oltre. Per noi è facile irridere le teorie del passato, quando finiscono le teorie fanno sempre ridere. Il problema è che mentre ci sei dentro continui a pensare che non sia teoria, ma spiegazione della realtà».
Immagine di copertina: Itis Galileo, foto di Marco Caselli