Inizia il periodo più infuocato dell’anno, perché si rincorrono i pensieri, si inseguono i bilanci (che non sempre ci soddisfano), si lavora di più, si vorrebbero più ferie o semplicemente si vorrebbe un lavoro (e molti non lo hanno).
Inizia un periodo che amo molto, ricco di cose buone da mettere in tavola, caminetti accesi, addobbi, odori e sensazioni che raramente un’altra stagione sa regalarmi.
Il periodo natalizio è anche concedermi il lusso di credere ai sogni dell’infanzia, quelli un po’ desueti, sui quali i più pratici sputano sentenze: la stagione dei regali (poco importa se pochi o molti, se fatti solo a noi stessi o a molti altri), della “tana” che si riempie di compagnia, del branco/famiglia (quella di origine o quella che ci si è scelti, poco importa) che serra i ranghi attorno a un panettone o a una risata, dei libri nuovi che mi inviano le case editrici o gli autori perché li recensisca (e ne sto leggendo uno – oggi – che mi piace tanto!), delle noci, delle passeggiate con i bassotti, dei volti di coloro che non ci sono più e che spesso, dalle foto nel salotto, ammiccano a una scaglietta di torrone, a un pezzo di Gloria Gaynor o a un mandarino che aspetta di essere gustato.
È anche il periodo della malinconia, per molti, certamente (come non prenderlo in considerazione?). Ma è pur sempre un modo per affrontare al meglio la vita, senza illusioni, sapendo, come afferma Tolstòj che “tutta la varietà, tutta la delizia, tutta la bellezza della vita è composta d’ombra e di luce”. Attraversarle tutte, le ombre e le luci, è prerogativa delle persone complete: non aver paura delle tempeste perchè si sta imparando a governare la propria barca, come scrisse Louisa May Alcott. Ed è anche il momento, perchè non prenderlo in considerazione, di imparare a stare soli. Scriveva bell hooks nel suo All About Love: New Visions: “Knowing how to be solitary is central to the art of loving. When we can be alone, we can be with others without using them as a means of escape.“
Ecco perchè è anche il momento di guardarsi le spalle, di proteggersi, dai vampiri di sentimenti, da quelle persone, da quei meccanismi e da quelle relazioni interpersonali capaci di farci sentire dipendenti, soverchiati, apneustici, in attesa di vita, magari convinti che la vita sia attraverso “l’altro”. Capire che è proprio qui, e adesso, listante giusto per destarsi, non senza grossi sacrifici, dal “disordine emotivo – come afferma Selvaggia Lucarelli nel suo Crepacuore. Storia di una dipendenza affettiva (Rizzoli): “una specie di febbre, di sete che dovevo placare. Vivevo le mie giornate senza di lui come un intervallo, una pausa dell’esistenza. Mi spegnevo, in attesa di riaccendermi quando lo avrei rivisto.”
Salvare la magia della vita è anche capire che “forse la perdita piu grande nella vita di una persona è la perdita della magia. La fedeltà all’infanzia è il rifiuto e la lotta per non perdere l’incantesimo. Senza magia, morirei, morirebbero il mio sguardo e il mio ascolto, morirebbe la vita intorno e dentro di me. Bisogna fare grande attenzione al rischio degli assassini di magia.” (Chandra Candiani, Questo immenso non sapere. Conversazioni con alberi, animali e il cuore umano, Einaudi). Forse è anche il momento di capire che si è capaci di sopravvivere senza quella dipendenza, senza quegli assassini: “At first I was afraid, I was petrified / Kept thinking I could never live without you by my side / But then I spent so many nights thinking how you did me wrong / And I grew strong” (così dice la canzone, giusto?)
Salvare il Natale non è certo blaterare di identità perdute, o a rischio estinzione, ma coltivare l’inclusione giorno dopo giorno, la capacità di accogliere e accogliersi, di sorridere a una vita salvata, che arrivi da un gommone in balia dei marosi o da una vita piena di mareggiate esistenziali. La forza di sorridere al pensiero scientifico con fiducia nel sapere umano, senza braccia di silicone, con i piedi sulla terra tonda e il senso critico di un figlio del nuovo secolo.
Salvarsi è individuare nel tempo che ci scorre dentro, fuori e tutto attorno, non solo l’inesorabile e deludente corrosione dell’età che avanza, ma anche l’utile insegnamento dell’esperienza e dei ricordi, l’efficace possibilità delle azioni che ora possiamo compiere per tenere al meglio il timone della nostra vita.
Vivere, guarire, guarirsi, esercitare la meraviglia, cito ancora Chandra Candiani, “curando il cuore malato che ha potuto esercitare solo la paura”. Che la forza sia con voi!
Per tutto questo, e molto altro, MockUp Magazine vi augura Buone Feste (ci vediamo nel nuovo anno!)
Illustrazioni di Giulia Marini©