Nata in una delle famiglie più note del Regno Unito e vicine a Buckingham Palace (fra i suoi antenati Roberto I di Scozia, Maria Stuarda, Maria Bolena e la ribelle Georgiana), Diana Spencer, principessa del Galles, viaggia fra storia personale, gossip e mito dal lontano 29 luglio 1981 in cui sposò l’erede al trono.
La sua storia è ben nota: dopo il matrimonio da favola (trasmesso in mondovisione e seguito da oltre 750 milioni di persone) e dopo aver dato alla luce i due principi William e Henry, ai quali sarà affidato il compito di portare un’antica istituzione in tempi difficili, la Principessa del Galles incerta e timida lascia spazio a una persona che, ben consigliata in fatto di stile e di scelte mediatiche, si impone per partecipazione al dibattito sociale. Una delle prime appartenenti al jet set a stringere la mano a un malato di HIV, impegnata nella lotta contro le mine antiuomo e infine concentrata a costruirsi attorno una corazza fatta di indipendenza e glamour, Diana è odiata e amata al medesimo tempo (certamente non ignorata).
Paragonata a Elisabetta d’Austria, risulta essere invece una versione più avveduta di Sorāyā Esfandiyāri Bakhtiyāri, seconda moglie ripudiata dello Scià di Persia. Un groviglio di umanità e ambizione, tenerezza, errori e sfrenata voglia di vivere che fanno di lei una delle donne più notevoli del nostro secolo, ma non di certo un’eccezione nella sua famiglia.
Spesso strafottente, irritante o caratterizzata da quella passività aggressiva che caratterizza le persone più pacifiche per indole, Lady Diana, così è ormai universalmente nota, lascia a soli 36 anni la vita e entra nel mito. Si dice che la sua morte abbia finalmente suggerito allo staff della famiglia reale addetto alla comunicazione di rompere la tradizionale e britannica abitudine al riserbo e alla reticenza. Da quel momento niente è più lo stesso in famiglia (e fra la gente): l’ex marito Carlo approda al matrimonio con Camilla Shand, ora duchessa di Cornovaglia, sua suocera ammorbidisce il linguaggio dei suoi discorsi, trovando spesso parole di vicinanza alle persone.
Il più grande successo della defunta principessa del Galles sono senza dubbio i propri figli: portati alla comunicazione massmediatica e ai rapporti interpersonali, rappresentano quella lezione umana che la loro vicenda familiare ha loro impartito.
Quel che è certo è che la figura della defunta principessa ha contribuito al refurbishment mediatico del Palazzo: a lei sono state dedicate mostre, un roseto (il Kensington Palace White Garden) e un documentario al quale i figli hanno partecipato con una forte consapevolezza del mezzo espressivo.
Mai come ora il gradimento della futura monarchia passa attraverso il sorriso e il background della giovane Diana. Miracoli di un mito.
By Matteo Tuveri
Immagine di copertina: La Principessa Diana balla con John Travolta nel salone della Casa Bianca, 11 November 1985 (Author: United States Federal Government)