È famosa all’incirca dal 1400, secolo nel quale era chiamata anche “spantoffia”, “zibra” o “solea”, e ha avuto anche il potere di scomodare le ire di San Bernardino da Siena e Domenico da Prato. È la pantofola, accessorio che tiene banco da secoli e non accenna a mollare (specialmente in inverno, per quanto riguarda la sua versione più morbida)20.
Nel XV Secolo a Firenze era composta da una striscia di cuoio che legava la suola al piede avvolgendo il dorso di quest’ultimo. Bianca Maria Sforza, al momento del suo matrimonio con l’imperatore Massimiliano I d’Asburgo (1494), ne annoverava ventiquattro paia nel suo corredo. Potevano essere basse o alte, grazie ai vari strati della suola, coperte e abbellite con stoffe preziose, rosso intenso quelle dei senatori della Repubblica di Venezia.
Con il tempo la pantofola si trasforma: si dota di gambali per diventare scarpa vera e propria, oppure viene armata con tacchi e piccoli sbuffi di morbida pelliccia. Nel 2012 un paio di pantofole della regina Maria Antonietta d’Asburgo sono state battute all’asta per 62.460 Euro: tacco basso e piatto, estremità a punta, rosa con bande verdi e ornate con un fiocco di seta sul dorso. Il museo di Reading ne custodisce un paio che si dice siano appartenute a Elisabetta I, oggetto a suo tempo di un intenso restauro.
Jeanne Antoinette Poisson, nota come Madame de Pompadour, favorita di Luigi XV che Voltaire descrive nei suoi Mémoires come “ben educata, saggia, amabile, piena di grazia e di talento”, viene ritratta da François Boucher con le sue pantofole rosa. In tempi più recenti Truman Capote e Julian Schnabel le hanno elevate ad accessorio raffinato per pochi sfrontati e coraggiosi, mentre Elio Fiorucci ha iniziato a realizzare accessori partendo da un paio di ciabatte di plastica.
Qualche tempo fa Milano ha dedicato alle scarpe di Manolo Blahnik (“Manolo Blahnik. The Art of Shoes”, Palazzo Morando) una mostra in cui le pantofole hanno occupato largamente la scena. Quelle disegnate per Kirsten Dunst, che ha interpretato Maria Antonietta per il film di Sofia Coppola, e quelle blu scuro in raso satinato create dall’artista spagnolo per il Four Seasons Hotel, che le ha offerte ai propri clienti in un pacchetto speciale nel 2107. Proprio la passione per le pantofole Gucci ha incriminato un prete poco avvezzo alla povertà in Russia. Il prelato ortodosso postava le sue pantofole, e i suoi accessori griffati, ottenendo in cambio molti like e poco apprezzamento da parte dei fedeli. Galeotta fu la pantofola!
Secondo BoF e Lyst le calzature più vendute del 2017 sono state le GG Blooms di Gucci, ma anche nel 2019 le slippers non scherzano e sono considerate un must anche per la imminente estate 2023. Pattern floreale e doppia G d’ordinanza ne hanno fatto un prodotto dal basso costo (poco più di duecento euro) per una clientela giovane, cosiddetta entry-level, affetta da logomania e dalle abitudini informali ma lussuose. Sempre di Gucci le slippers Princetown spigate da uomo, mentre per i comuni mortali le più modeste, ma comodissime, Fly-Flot, Inblu o De Fonseca. Non adatte, queste ultime, agli aperitivi a Saint-Tropez e Porto Cervo, ma di sicuro perfette per le serate in terrazzo con gli amici più intimi.
Anche Sabah, che dal 2013 crea scarpe e slippers con le stesse tecniche e i materiali del sud est della Turchia, propone agli appassionati le sfiziose Loose Leopard, le rosse Felli Red o le più sobrie Beiruth Black. La Baba Navy sono invece perfette per una serata in una piazzetta mediterranea, fra aroma di limone e mirto.
Se volete sdrammatizzare, per una serata nerd e coraggiosa, basta fare un salto su www.troppotogo.it: è possibile mettere ai piedi morbidi unicorni rosa luminosi o infradito di finto manto erboso.
Ciao! Grazie per aver menzionato il mitico shop di Troppotogo. Tanti auguri di Buon Natale da Troppotogo!