Il mito del foulard nasce insieme a Emile Maurice Hermès che, ispirandosi al mouchoir de cou annodati attorno al collo dei soldati napoleonici, decide di imitarne foggia e colori per proporre alle dame (e non solo) una sua versione più leziosa, il carré di seta 90×90. Da accessorio pratico, capace di donare al militare un aspetto ordinato e di dotarlo di un eventuale scampolo di stoffa per asciugare il sudore e il sangue, a carrè di stoffa, vaporoso capo spalla, strumento, come il ventaglio, per affrontare le insidie della più moderna e pettegola società. Il foulard, arricchito con i tratti sfumati di Xavier de Poret, i disegni di Philippe Ledoux e Hugo Grygkar o l’horror vacui degli optical anni 70, è il re quotidiano dell’eleganza.
La storia ci tramanda mille foulard famosi. Giuseppe Garibaldi ne indossava uno rosso e i partigiani, durante la Seconda guerra mondiale, essendo sprovvisti di vere e proprie divise, ne indossavano di colorati così come le lady di Paul Émile Chabas (Portrait d’une dame avec un foulard rouge), di Modigliani (Ragazza con foulard rosso, 1919)e George Richmond (Portrait of a Lady with a Red Scarf, 1835 circa).
Diana Vreeland raccomandava di indossarne uno prima di uscirne di casa senza nemmeno guardarsi allo specchio. Solamente quello, secondo la papessa della moda, avrebbe donato eleganza a qualsiasi viso. Christian Dior, nel suo Petit dictionnaire de la mode, lo definisce «ciò che per l’uomo è la cravatta», ovvero «il capo chiave dell’outfit. Ma – avverte – è difficile trovare quello adatto. È una questione molto personale. Ciò che sembra perfetto su una donna, può non esserlo per un’altra. L’arte di annodarli esprime la personalità di chi lo indossa». Grace Kelly, dopo averne chiesto uno a Gucci, attenderà con pazienza che il disegnatore e illustratore Vittorio Accornero, marito dell’artista sarda Edina Altara, crei per lei Flora, miracoloso intreccio di tesori della natura su seta al quale la maison fiorentina ha dedicato una serata lo scorso luglio presentando a Forte dei Marmi una selezione dei disegni di Accornero proveniente dal Museo Gucci.
Nel cinema, partendo dal film Il massacro di Fort Apache (1948), nel quale i soldati americani indossano rozzi triangoli di stoffa, per arrivare a Gangster Story (1967), nel quale Faye Dunaway indossa il suo foulard da “ragazza cattiva” insieme al baschetto, al cardigan alla longuette, passando per Vacanze romane (1953) e Caccia al ladro (1955), in cui Audrey Hepburn, Grace Kelly e Cary Grant indossano piccoli fazzoletti affidati al vento e alla velocità dei mezzi sui quali corrono, il foulard la fa da padrone.
Per giocare mosca cieca o a rubabandiera, o per morirne asfissiati, come accadde a Isadora Ducan, per segnalare al resto del mondo la propria eleganza o la propria disponibilità all’incontro amoroso, come accade alle donne creole, il foulard si annoda in svariati modi. Le donne musulmane lo utilizzano da secoli per affascinare, sentirsi belle o sfuggire alle pesanti restrizioni cui spesso sono soggette. Le donne iraniane, ribelli e colte, si coprono con esso e spesso ne fanno scivolare fuori un ricciolo di capelli che simboleggia la mai sopita arrendevolezza. Le donne sarde, nei vestiti tradizionali, lo portano a volte intorno alla bocca, qualora siano vedove (paniggeddu imbruncilau), allacciato sotto il mento oppure “a longu”, qualora venga lasciato slacciato dietro le spalle o “pinnigau in cuccuru” (con i lembi sollevati sulla testa).
Alcuni parlano di trentasei tipologie di nodo, altri ne citano molti di più. Di sicuro qualcuno, memore della lezione di Dior, ha dedicato i nodi del foulard persino alcune app (Stili foulard e Scarf Fashion per Iphone).
Abbiamo fatto visita alla designer di moda Alice Tolu, presso la sua boutique fashion vintage Love Retrò in via Sulis 26 a Cagliari (una delle più affascinanti in Italia dopo Wait and See, in via Santa Marta 14 a Milano) e abbiamo giocato con il concetto di foulard e di nodo. Abbiamo scoperto che con i foulard è possibile ottenere borse, marsupi, copri spalla preziosi e rievocazioni cinematografiche di Sofia Loren.
Abbiamo scoperto che il foulard fa sorridere, perché mentre lo annodi le mani ti si impigliano e scivolano nella stoffa, e che l’eleganza nasce dai gesti e dal proprio modo di essere.
by Matteo Tuveri
In copertina: Grace Kelly, Metro-Goldwyn-Mayer (Public domain)