Nel Settentrione, presenti in tutto l’arco alpino, dal Trentino Alto-Adige al Friuli, sono diventati famosi i Krampus, creature maligne che il 5 dicembre accompagnano San Niccolò tra le strade dei paesi. Questi demoni cornuti, dalle sembianze animalesche e dalla folta pelliccia, si divertono a punire sopratutto i bambini, rapendoli e frustandoli con fruste di rami. Portano sulla vita pesanti campanacci per avvertire i malcapitati della loro presenza. Sono loro i veri protagonisti della notte di San Nicolò. Il santo, seguito dal suo demone servo, fa visita a tutti i bambini e se questi si sono comportati male nel corso dell’anno verranno severamente puniti dal Krampus, altrimenti saranno ricompensati con doni e dolci.
Abbiamo incontrato Luca Pojer (questo il suo sito web) nel piccolo paese di Roverè della Luna (Trento), giovane scultore, l’artista che si cela dietro le maschere di Krampus presenti sul territorio circostante.
Parlaci un po’ di te, qual è stata la tua formazione?
Già da piccolo disegnavo molto quindi sono sempre stato nel mondo dell’arte, poi mi sono iscritto all’istituto d’arte a Trento, facendo pittura e modellazione plastica. In terza si riceveva il diploma di maestro d’arte che adesso non c’è più e per l’esame si doveva modellare una maschera. Le maschere di riferimento erano quelle presenti a Trento, in pietra tipo i Gargoyle.
Io invece di fare la stessa maschera come tutti gli altri ho scelto una maschera della mia zona, da Krampus, senza nemmeno sapere come fossero fatte. Da Salorno (comune in provincia di Bolzano, al confine con quella di Trento) in giù questa tradizione non è molto conosciuta.
Da lì ho scoperto quanto fosse bello realizzare maschere del genere, prima in argilla e poi in legno. Da lì ho partecipato a dei simposi di scultura e mi piaceva molto.
Ho frequentato poi l’Accademia di Verona, trasferendomi poi a Carrara per la specialistica in scultura. Nel 2017 ho aperto una partita IVA e ora mi occupo di realizzare queste maschere nel mio laboratorio.
Cosa rappresentano per te i Krampus? Cosa ti ha spinto a fare di questo il tuo lavoro?
Inizialmente le maschere erano semplicemente l’unica cosa che sapevo scolpire poi l’Accademia mi ha permesso di formarmi come scultore su tutti i campi. Oggi, svolgere questo lavoro è anche molto di nicchia e io ho trovato nei Krampus la mia principale fonte di reddito. Io le considero sempre opere d’arte e anche le maschere sono delle vere e proprie sculture che vengono vissute, che non hanno solo uno scopo decorativo in casa o in un museo. Questa è una scultura che vive grazie a tutto un popolo fedele alla tradizione.
All’inizio scolpivo per allenarmi e migliorare la tecnica, soprattutto nell’espressività della maschera. Adesso le maschere le realizzo su commissione. Prima soprattutto nella zona dell’Alto Adige, adesso arrivano un po’ da ogni parte: Svizzera,Austria, Germania…
L’altra settimana sono venuti da Amburgo, avevano ordinato due anni fa due maschere e quindi è una lista d’attesa un po’ lunga.
Quanto lavoro c’è dietro la realizzazione di una maschera?
Indicativamente saranno tra le 80 e 100 ore, che sarebbero due settimane di lavoro, tutti i giorni almeno 8 ore al giorno. È un lavoro molto variegato; si parte dalla scultura che è il guscio della maschera però poi ci sono tante cose: la colorazione, l’applicazione di vari tipi di pelo, le corna finte o vere… Per il legno uso principalmente quello di cirmolo con cui mi trovo meglio a scolpire, è molto adatto. Il materiale base lo scelgo sempre io, infatti anche i clienti sanno apprezzare la qualità del prodotto, non solo artistica. Avrei anche la possibilità di fare molte più maschere all’anno, la domanda c’è, ma cerco piuttosto di farne meno, investendo più tempo, scegliendo i materiali più adatti e lavorando con più precisione. È un qualcosa di artistico, non andrebbe fatto di fretta.
I clienti che arrivano adesso sono tanti collezionisti per avere qualcosa da usare alle sfilate ma anche da avere lì come maschera decorativa. Quest’anno sto anche sperimentando nella realizzazione di busti in lattice per i costumi dei Krampus. Si modella prima il positivo, poi si fa il negativo in gesso e si lavora col lattice, un po’ come si fa per le parti anatomiche nel cinema.
Qual è il processo che segui per realizzare una maschera?
Per prima cosa, dato che lavoro su commissione, ascolto quello che vorrebbe il committente, se mettere due o tre corna ad esempio è una cosa puramente estetica. Il cliente mi da poi le indicazioni sull’espressione; il ghigno se urla o ringhia e il colore della pelliccia.
Poi si inizia a scolpire. Come riferimenti per avere un’espressione viva il meglio che si può fare è sempre copiare, quindi si guardano delle foto ma io uso anche lo specchio per avere sempre davanti la smorfia e così ho quelle linee guida che poi sul legno danno la vita. Senza questi punti di riferimento è difficile ottenere una maschera con uno sguardo vivo.
Quali strumenti usi solitamente?
Beh, gli scalpelli e il mazzuolo sicuro, all’inizio si sbozza un po’ con la motosega, per tirar via il grosso in cinque minuti e dopo si fa tutto con scalpello e mazzuolo. Gli strumenti alla fine sono sempre gli stessi, un po’ di carta vetrata anche; è comunque un lavoro manuale. L’unica parte un attimo più meccanica è forse quella con la motosega.
Ti è mai capitato di trovarti in difficoltà a causa delle richieste di un cliente?
In passato sicuramente. Adesso sono circa 9 anni che scolpisco: quindi ormai no. Le difficoltà sono sempre le prime volte. La prima maschera che devo fare di un certo genere è più impegnativa, ci si impiega di più però una volta fatta si migliora già.
La tradizione dei Krampus continua a mantenersi viva o si sta affievolendo?
Adesso è abbastanza in crescita; 10 anni fa c’è stato proprio il bum. Una tradizione che prima era sentita più in Austria, poi adesso anche qui in Italia, anche dalle zone del Friuli, a Tarvisio ad esempio. Sta prendendo forza soprattutto per le sfilate, non per quella del 5 dicembre che sarebbe quella più tradizionale, ma per tutte le sfilate invernali che organizzano da metà novembre. Si radunano in tanti gruppi, anche 30, e quelle diventano più un’attrazione turistica; sta prendendo molta forza in questa direzione.
La sfilata del 5 dicembre è quella più fedele alla tradizione, con tutto il gioco che sta dietro: San Nicolò, gli angioletti, i doni e i dolci è la parte più importante. Da Salorno in su più o meno ogni paese ha il suo gruppo. Pian piano si stanno formando anche gruppi in Trentino, in val di Fiemme, Pozza di Fassa, comunque quelle valli montane. È un folklore rimasto sempre in un territorio montuoso.
Il resto è un qualcosa di turistico, il che rende i krampus famosi soprattutto dai giovani.
ltre alle maschere dei krampus realizzi anche altri tipi di sculture. Ti andrebbe di parlarne brevemente?
Sì, faccio scultura in generale e quando mi concedo il tempo cerco di fare qualcosa di diverso sempre su commissione. Nel tempo libero cerco di fare qualcosa per me, cose strane con i materiali che ho qui tipo spine d’istrice, legno e materiali di scarto rimasti dalla lavorazione delle maschere.