È partita il 31 maggio, e si è conclusa il 3 giugno, la tredicesima edizione del Festival dell’Economia di Trento dedicata quest’anno alla tematica “Lavoro e Tecnologia”. Il Direttore Scientifico Tito Boeri e il Comitato editoriale, composto da Innocenzo Cipolletta, Paolo Collini, Andrea Fracasso e Giuseppe Laterza, hanno intessuto una serie di incontri, spunti e dialoghi in cui l’essere umano fosse al centro dei riflettori, sempre più puntati verso la compatibilità fra benessere del lavoratore e mercato, con un occhio importante ai processi democratici.
Hanno partecipato all’evento un ventaglio di esperti provenienti anche dalle più prestigiose università del mondo: 218 relatori e 69 moderatori che hanno dato vita ai 104 eventi del programma. Grazie alle 94 dirette web, di cui 25 in lingua inglese, l’evento è stato apprezzato in ogni parte del mondo.
Si è parlato di regioni, con il ruolo delle politiche di coesione e le prospettive dell’OCSE; di produzione, macchine e diritti del lavoratore; di Big Data; Open Data e Reddito di Cittadinanza. A tal proposito si sono confrontati Fernando Di Nicola, dirigente Inps, i sociologi Cristiano Gori e Chiara Saraceno e l’economista Pasquale Tridico (il cui nome era stato fatto anche per la possibile nuova compagine di Governo italiana), moderati dal giornalista Dario Di Vico.
Il 3 giugno, in chiusura, sono intervenuti Peter Bofinger, Enzo Cipolletta e George Soros, coordinati da Rob Johnson, in un incontro dal titolo “Di quale Europa abbiamo bisogno?” (il filmato).
L’imprenditore e attivista statunitense, di origini ungheresi, si è soffermato su alcuni punti già trattati nel suo discorso di Parigi del 29 maggio 2018 (il testo completo) in cui si dichiara preoccupato per “la crisi dei rifugiati; lo sfaldamento territoriale, come già testimoniato dalla Brexit; e la politica di austerità che ha ostacolato lo sviluppo economico dell’Europa”.
Ma cosa ne pensa Soros dell’Unione Europea? Il magnate dichiara di considerare “l’Unione Europea come l’incarnazione dell’idea dell’Open Society. Un’associazione volontaria di stati uguali che si sono uniti e hanno sacrificato parte della loro sovranità per il bene comune. L’idea dell’Europa come società aperta continua a ispirarmi. Ma dalla crisi finanziaria del 2008, l’Unione Europea sembra aver perso la sua strada. Ha adottato un programma di restrizione fiscale che ha portato alla crisi dell’Euro. Ciò ha trasformato l’Eurozona in una relazione tra creditori e debitori dove i creditori stabilivano le condizioni che i debitori dovevano rispettare. I debitori non potevano soddisfare quelle condizioni e questo ha creato una relazione fra di essi che non è né volontaria né uguale”.
“Di conseguenza – prosegue Soros – molti giovani oggi considerano l’Unione Europea un nemico che li ha privati del posto di lavoro e di un futuro sicuro e promettente. I politici populisti hanno sfruttato i risentimenti. Poi è arrivata la crisi dei rifugiati del 2015. All’inizio la maggior parte della gente ha simpatizzato con la situazione dei rifugiati in fuga dalla repressione politica o dalla guerra civile, ma non volevano che la loro vita quotidiana venisse sconvolta da una mancanza dei servizi sociali. Sono stati anche delusi dal fallimento delle autorità nel far fronte alla crisi.”
La reazione dell’opinione pubblica europea è quantomeno disorientata, prosegue: “leader senza scrupoli hanno sfruttato la situazione anche in paesi che hanno accettato pochissimi rifugiati. In Ungheria, Victor Orban ha basato la sua campagna elettorale per accusarmi falsamente di pianificare l’invasione dell’Europa, inclusa l’Ungheria, con profughi musulmani. Ora si propone come difensore della sua versione di un’Europa cristiana che sfida i valori su cui si basa l’Unione Europea”.
Gli argomenti affrontati (tutto il programma) hanno toccato veri e propri nervi scoperti che non solo la politica, ma tutta la società civile, è chiamata a prendere in considerazione, al di la di polemiche e facili slogan. Non sembrano esistere soluzioni facili per problemi che necessitano invece di ponderate azioni economiche e umane. Il Festival è in grado ancora oggi di fare il miracolo, creare un tavolo di confronto in cui le urla e gli slogan sembrano essere stati messi al bando, e in cui le idee e il dialogo siano alla base del futuro.
“Il Festival – come hanno reso noto gli organizzatori – ha assunto una dimensione sempre più rilevante anche dal punto di vista dei social network. La pagina Facebook ufficiale del festival ha registrato oltre 43.000 visualizzazioni di post, mentre Twitter 248.000 visualizzazioni.
By Matteo Tuveri
Immagine di copertina: Ugo Rossi (Presidente della Provincia di Trento), Paolo Collini (Rettore dell’Università di Trento), Tito Boeri(Direttore Scientifico del Festival dell’Economia), Innocenzo Cipolletta (Presidente dell’Università di Trento) e Giuseppe Laterza (Casa Editrice Laterza).