Il 5 settembre si alza il sipario sulla nuova sede del Piccolo Museo della Poesia di Piacenza-Chiesa di San Cristoforo, non solo vetrina dedicata all’arte in versi, ma anche crocevia di diversi linguaggi artistici. Durante i preparativi per l’inaugurazione, abbiamo avuto il piacere di incontrare i direttori, Massimo Silvotti e Sabrina de Canio, che con entusiasmo e disponibilità hanno invitato MockUp Magazine a visitare la sede museale, sita in una magnifica piccola chiesa barocca a pianta greca.
Due colonne ioniche ne ornano la facciata esterna, mentre all’interno la cupola è decorata con gli affreschi di Ferdinando Galli da Bibbiena, esponente di spicco dell’omonima famiglia aretina. Le proiezioni geometriche e matematiche degli affreschi del Bibbiena ben si sposano con la contemporaneità degli arredi rigorosamente trasparenti e minimalisti. A sugello dell’unione tra arte classica e contemporaneità, un’opera dell’artista Antje Stehn, un monumentale abito da sposa (omaggio a Pippa Bacca) campeggia al centro del museo. MockUp ha colto l’occasione della visita al museo per porre alcune domande a Sabrina de Canio, per conoscere più da vicino il Piccolo Museo della Poesia e le sue attività.
Come è nato il Piccolo Museo della Poesia?
Il Piccolo Museo della Poesia nasce nel 2014 come Piccolo Museo della Poesia Incolmabili Fenditure grazie al coraggio e alla determinazione di Massimo Silvotti, scrittore, poeta, artista, filosofo. Un unicum che non ha eguali nel mondo. Mettere la poesia in vetrina per qualcuno è una provocazione, ma il nostro è un intendimento che sconfina consapevolmente in un territorio borderline.
Raccontaci la collezione del Museo e le attività previste in futuro. Di quali idee di cultura e di arte il museo si fa portatore?
Che cosa alla fine ospita un museo? Ciò che è prezioso ed importante. L’idea di fondo è che la poesia sia la cornice che tiene insieme tutte le arti. La contaminazione tra le arti è molto affascinante, non a caso siamo anche spazio espositivo e spesso negli eventi da noi organizzati abbiamo creato commistioni fra musica, teatro, cinema, danza e non solo. Massimo Silvotti ed io amiamo ripetere che la poesia è inutile ma necessaria, come l’amore, l’amicizia, tutto ciò che rende la vita degna di essere vissuta. Il cuore della collezione museale è il Novecento (tra le chicche Viaggetto in Etruria di Ungaretti, stampato per pochi amici e dallo stesso, dedicato e autografato, la terza edizione rivista di Ossi di seppia di Montale, autografata, e Appuntamento ad ora insolita, plaquette in 60 esemplari di Vittorio Sereni, autografato) ma anche, e fortemente, la contemporaneità, la poesia del terzo millennio.
Quale vuole essere il suo ruolo per la poesia e nello specifico per il vostro territorio?
La missione del Museo non è esclusivamente conservativa anzi. Desideriamo riportare la poesia nelle piazze, alla gente, perché se ne riappropri. Format come quello de La piuma sul baratro, 27 ore no stop di poesia, in cui si alternano i poeti di tutta Italia, e diversi autentici giganti della poesia, ogni 10 minuti (l’hanno definita la Woodstock della poesia) lo hanno ampiamente dimostrato. Il Museo, pur giovane, è diventato quasi da subito l’interlocutore riconosciuto di tutte le versatili declinazioni poetiche della penisola. Ora, con lo sviluppo della sezione internazionale di cui sono direttrice, oltre che condirettrice del Museo insieme a Massimo Silvotti, ambiamo a fare il grande salto, accogliere i poeti del mondo, fare conoscere l’eccellenza della poesia italiana e aprirci alla conoscenza, alle suggestioni, alle contaminazioni della poesia del mondo intero. Progetto ambizioso e affascinante di cui già avverto la responsabilità. Ci metterò tutta la passione che ho sempre dimostrato. Le testimonianze di solidarietà e il plauso di diversi poeti all’estero alla notizia della nostra inaugurazione ci lasciano ben sperare
Il Piccolo Museo e la città di Piacenza, e poi il Piccolo Museo e le istituzioni, gli altri poeti in Italia e all’estero, come è stato accolto, quali aiuti?
Il museo ha un comitato scientifico composto da poeti, artisti, accademici e critici, presieduto dal poeta Guido Oldani, direttore per Mursia della collana Argani di Poesia e ideatore della poetica del Realismo terminale. La poetessa Giusy Càfari Panìco è direttrice del comitato scientifico e della sezione di poesia al femminile (in allestimento). Abbiamo combattuto per far vivere questo museo (marcia dei poeti a Firenze, a Ravenna) e abbiamo dimostrato una certa tempra e tenacia. Siamo tutti volontari e meritavamo una “casa”. Dopo una lunga battaglia per ottenere una sede, la realtà è stata più generosa del sogno. Il 5 settembre, grazie all’intervento del vescovo Gianni Ambrosio, che ci ha offerto la sede e l’appoggio della Fondazione di Piacenza e Vigevano e della Banca di Piacenza, che ci hanno consentito di affrontare l’impegnativa compito di un nuovo, indispensabile, arredo museale, apriamo la nuova sede del museo (che nel frattempo ha cambiato il suo nome in Piccolo Museo della Poesia – Chiesa di San Cristoforo) in un autentico gioiello barocco, la Chiesa di San Cristoforo appunto, affrescata dal grande Bibbiena! Chi poteva sperare una sede migliore! Ci tengo a sottolineare che il Piccolo Museo della Poesia si regge sulle proprie gambe, usando i social e la collaborazione degli amici per pubblicizzarlo e farlo conoscere. Quindi ci rimettiamo anche al buon cuore di tutti.
Lo stato della poesia oggi in Italia, c’è ancora fame di poesia e a che punto siamo in confronto con gli altri Paesi?
Lo stato della poesia in Italia: ci sono tantissimi poeti. La poesia italiana è vitale, apprezzata e anche molto conosciuta all’estero. In ogni Paese in cui sono andata conoscevano i poeti contemporanei. Forse siamo un po’ noi a essere rimasti indietro sulle antologie scolastiche, a parte alcune, che hanno cominciato a introdurre il nuovo. E poi ci sono ancora poche donne, non che non ci siano poetesse, ma sono poche le donne presenti nelle antologie. Ci sono poetesse fantastiche che non appaiono nelle antologie contemporanee. Quindi bisogna invertire questa tendenza, è anche per questo che è stata istituita una sezione di poesia al femminile nel museo.
C’è una poesia di Walt Whitman, conosciuta in italiano come La poesia salverà il mondo, che canta la bellezza e la molteplicità della natura. Può la poesia ancora salvare il mondo? Qual è ancora il ruolo della poesia. Cosa significa oggi fare e leggere poesia?
Credo che il mondo intero necessiti di poesia, non lo pensa anche lei? Ho amato Walt Whitman, il suo amore per la vita, non so se la poesia salverà il mondo, ha certamente cambiato tante vite, anche la mia. In meglio. Perché non cambiare anche il mondo? Io, ovviamente, ci spero.
Cosa consiglia a un visitatore del Museo?
Di venirci a trovare presto, non se ne pentirà!