Nata a Cuba. Residente in Svezia dal 1998. È poeta e coordinatrice culturale. Ingegnere di professione, insegna materie tecniche e non direttamente legate alla letteratura, come: Graphic Interface Design, Web Design e Programmazione. Fin da giovanissima ha iniziato a scrivere, soprattutto poesie. Talud (Ekelcuá Ediciones, 2018) è la sua prima raccolta di poesie, recentemente tradotta in catalano nell’edizione bilingue Talús / Talud (bokeh, 2018). Al momento sta lavorando ai volumi di poesia Tablero e Cuaderna, bao y regala.

Da: Tablero, 2019, Editorial Verbo(des)nudo, Pudahuel Santiago de Chile

Nord eliocentrico
 
In un luogo atipico
di un giorno molto sui generis
c’è gioia da dispensare a tutti.
 
Cantano le foglie
ingiallisce il vento
e sembra che gli uccelli
cadano verso l’alto.
 
Non si sa se sia
un inverno mite
un tardo autunno
o una primavera
che ha sete di esplosione.
 
Quello che sappiamo è che il Sole
è qui oggi.
Norte heliocéntrico
 
En un paraje atípico
de un día muy sui géneris
hay jubilo a repartir para todos.
 
Cantan las hojas
amarillea el viento
y parece como si las aves
cayeran hacia arriba.
 
No se sabe si es
un invierno templado
un otoño tardío
o una primavera
sedienta de estallar.
 
Lo que sí se sabe es que el Sol
esta hoy aquí.
Dea dello Yangtse

Era un delfino quasi felice,
regnava tra le flaccide focene
l’acqua dolce dello Yangtse,
il limo soffice e solitario del suo ululato
 
quanto miti i maiali odierni,
la musica scorre sotto il loro ventre,
il pascolo che abbondante offre
a tutti parimenti
il tramonto del sole nel fiume
l’azzurro Dorado di panacea,
il regno lungo e vasto
libero da nemici
von vi riversavano che i loro sogni
i giovani languidi e i sensali
alla ricerca della sua leggenda più vera.
Raccontateci cosa è accaduto alla dea
che non hanno mai più visto o immaginato
dove dorme oggi il suo sonno congelato
di cuore che pulsa nelle vene
di un paese gigantesco
Diosa del Yangtsé
 
Era un delfín casi feliz,
señoreaba entre mustias marsopas
el agua dulce del Yangtsé,
el lodo blando y solitario de su aullido
 
que mansos los coetáneos cerdos,
la música fluyendo debajo de sus panzas,
el pasto que abundante les rendía
a todos por igual
las puestas de sol en río
Su Dorado azul de panacea,
el reino ancho y largo
libre de enemigos
No vertían allí mas que sus sueños
los jóvenes lánguidos y casamenteros
en busca de su leyenda mas real
Dígannos que le paso a la diosa
que no volvieron a ver ni imaginada
Donde duerme hoy su sueno congelado
de corazón latiendo en las venas
de un país gigantesco

Da:  Talús / Talud Bokeh, 2018 – Leiden, Nederland


Piange di notte
 
La città pianta fortezze
al di là dei mari, si difende.
Niente può fare, impugna
fino all’ultima pistola,
è vinta, i barbari
se ne spartiscono le rovine.
 
La città geme,
è il battito del mare,
il respiro nei sottopassaggi,
il singhiozzo dinanzi al muro,
e un divenire di stranieri
è tutto questo.
 
Lancia un grido nella notte,
racconta la sua storia.
Al risveglio sa
che più varranno
il mare ed il silenzio
perché qualcuno
ascolti il suo lamento.



Llora de noche
 
La ciudad planta fortalezas
allende los mares, se defiende.
Nada puede, blande
hasta el último cañón,
es tomada, los bárbaros
se reparten las ruinas.
 
La ciudad gime,
es el latido del mar,
el respirar bajo los túneles,
el sollozo frente al muro,
y un devenir de forasteros
toda ella.
 
Lanza un grito en la noche,
cuenta su historia.
Al despertar sabe
que más le valdrán
el mar y el silencio
para que alguien
escuche su quejido.


Sakura

Al ciliegio nel cortile
non resta quasi nulla
corpo-tronco magro
nido che nessuno abita
né gazza né scoiattolo
In estate contestata
proprietà forestale
oggi esilio climatico
Sono andati tutti.
Il ciliegio resta
Ah! Eppure una sfera
comparsa ieri
nessuno sa da dove
confitta ai suoi fianchi
dicendoci che al vento
di ondeggiare è degna
dona al povero ciliegio
un’aria giovanile
maliziosa
necessaria
in mezzo alla neve

Sakura
 
Al cerezo del patio
le queda casi nada
cuerpo-tronco magro
nido que nadie habita
ni urraca ni ardilla
En verano disputada
propiedad forestal
hoy desalojo climático
Todos se han ido
El cerezo perdura
¡Ah! pero el globo
llegado ayer sin más
de no se sabe dónde
prendido a sus flancos
diciéndonos que al viento
flotar le torna digno
le da al pobre cerezo
un aire juvenil
travieso
necesario
en medio de la nieve