La Koresh Dance Company è approdata, durante il suo lungo tour italiano, sul palco del Teatro Massimo di Cagliari (11 e 12 febbraio), lasciando sul pubblico forti emozioni. Fondata nel 1991 dal coreografo israeliano e direttore artistico Roni Koresh, la compagnia è di casa al Philadelphia Theatre e in tutti gli USA. Conosciuta anche in Spagna, Turchia, Israele, Messico e Guatemala, la Koresh arriva nel 2023 in Italia portando con sé la sua mission principale, quella di regalare al pubblico spettacoli “originali rompendo i confini della coreografia tradizionale e offrendo al pubblico un’esperienza emozionante“.
La serata, intitolata Danse & Bolero, con la musica originale di John Levis e la poesia e la voce recitante di Karl Mullen, si ispira, per la prima parte, ai noti dipinti La Danse e Le bonheur de vivre, un toccante e fresco omaggio al grande pittore Henri Matisse, e nasce dalla collaborazione con il E.Webb Center e grazie al programma di residenza a Wickenburg. La seconda parte è un commento corale e primitivo alle note del Bolero di Maurice Ravel, in un crescendo dionisiaco di ritmo e movimento.
I corpi emergono sulla scena, da un nudo fondale di nebbia, come su una strada notturna in una città che è luogo dell’anima, e perpetuano il movimento unendo con ossessiva continuità il corpo alla musica e al ritmo. Sono i magnifici interpreti del Maestro Roni Koresh, che muovono morbidi angoli di muscoli e ossa, gomiti, mani, fianchi e gambe in sincrono militaresco (frutto del suo trascorso personale, in un tocco autobiografico).
Mai stereotipata o noiosa, la Koresh Dance Company mette in scena un rito sacro per onorare con straordinaria modernità l’interazione umana, i sentimenti, il dolore e la gioia di andare avanti nonostante tutto. Una tecnica eccellente, impreziosita da elementi sonori medio orientali e dall’uso della voce (ogni interazione corporea equivale a un suono), procede sotto l’occhio attento di un coreografo che infonde sensibilità a una tagliente ripetizione estatica e maniacale. Le luci da haute couture su forme e volumetrie corporee hanno il potere di redimere la danza da una certa polvere alla quale troppo spesso certa tradizione ha abituato il pubblico europeo.