Il suo mondo, in bilico fra la fiaba e il cinema, custodisce un’anima gotica che conferisce ai lavori un’eleganza distratta e composta al medesimo tempo, come se il tratto, pensato e voluto, sia finito sulla carta per caso a definire un gruppo, un soggetto o un personaggio. Si chiama Madù (questa la sua pagina Facebook), al secolo Mario Soddu, classe 1985, qualificato allo IED di Milano in illustrazione e animazione multimediale. Incontrarlo è un piacere, chino sul foglio, sorridente, disponibile alle nostre domande sul suo inedito universo.
Sulle sue tavole, nei suoi fogli o nelle sue piccole sculture mostri scanzonati, cani e farfalle, gnomi e abitanti delle foreste occupano lo spazio in slow motion, porgendo profili alla maniera di Callot o sfumature che paiono echi lontani dei Tarocchi del Mantegna. Altri ancora, capaci di sorprendenti scatti rispetto al punto di osservazione, si riproducono in voli neri e perfetti che d’Annunzio e Falero non avrebbe disdegnato e altri ancora, raffigurando dolci coccodrilli o creature dalle buonissime intenzioni, declinano il verbo di Hayao Miyazaki con una sfumatura tutta mediterranea.
Come è lui stesso a confessare, i fumetti giapponesi ed i cartoni animati sono stati determinanti nella formazione del suo stile. Tra gli esponenti artistici, a parte l’animatore giapponese Miyazaki, cita il fumettista Toppi e i registi Tim Burton, John Carpenter e Steven Spielberg. Attribuisce però all’atmosfera cinematografica degli anni ‘80 una grande influenza sulle sue opere.
Parliamo delle tematiche che lei affronta nei suoi lavori. Esse scaturiscono da un processo creativo che affonda le sue radici…
Mi definisco un creativo a tuttotondo, infatti adoro disegnare come creare sculture ed oggettistica. Mi piace tutto ciò che è manuale, in particolare ho una predilezione per tutto ciò che è dolcemente mostruoso. Le mie creature spesso rappresentano alcuni miei aspetti caratteriali che amo esorcizzare dandogli una forma. Una cosa che mi piace molto è l’ambiente favolistico, dunque la fiaba. È uno strumento fondamentale che vorrei utilizzare per lasciare un messaggio. Penso infatti che il mestiere di illustratore abbia una grande responsabilità, quella di dare una visione del mondo alternativa, fin da bambini, in modo da sviluppare la sensibilità delle persone e dar loro lo spunto per affrontare la vita.
Andiamo più sullo specifico: le tecniche utilizzate. Quali preferisce e quali invece riscontra di maggior successo fra il pubblico?
Utilizzo svariate tecniche ma quella che preferisco in assoluto è la grafite su carta, perché esprime al meglio e direttamente il mio estro creativo. Spesso le immagini si autocreano sulla carta partendo da alcune macchie, e io ci lavoro semplicemente tirandole fuori. Il pubblico spesso preferisce l’utilizzo di colori brillanti e vivaci che attirano di più a prima vista.
Per concludere: collaborazioni, speranze, disillusioni e sogni di un artista nel 2015.
Attualmente lavoro maggiormente per privati anche se il mio sogno è quello di riuscire a pubblicare dei racconti, magari in collaborazione con degli scrittori e avere esperienze dirette col pubblico. Mi piacerebbe moltissimo anche lavorare come character designer perché la creazione di personaggi è un’attività che mi realizza particolarmente.
Da ragazzino vedevo l’illustratore come un tramite per educare i giovani e la società. Purtroppo crescendo e scontrandomi col mondo reale mi sono reso conto che l’illustratore è spesso solo un mezzo per la commercializzazione, senza anima, di un prodotto.
By Matteo Tuveri
Immagine di copertina: Madù (Mario Soddu) al lavoro, fotografia di Rodolfo Serpi©