Dal 16 settembre al 15 novembre 2015 il THotel di Cagliari ospita la mostra Altara, dedicata alle sorelle artiste Edina, Iride e Lavinia Altara. Ad accompagnare le creazioni delle tre artiste, la collezione SS16 di Quattromani, finalisti della nona edizione di Who is on Next? ideato da Vogue e Altaroma, e l’installazione di Jubanna, in collaborazione con Tramare.
La mostra, a cura di Marco Nateri, Rossella Piras, Federico Spano, Tramare e TArt, espone nell’elegante spazio dell’hotel, le opere delle tre sorelle, vissute fra Sassari, Milano e Cagliari a cavallo fra la prima e la seconda metà del 1900. Fra pittura, illustrazione, ceramica, moda, collage, creta e tessuti, spicca l’abilità di Lavinia per l’argilla cruda, montata su supporti in castagno, apprezzata da Gio Ponti, dal titolo Le quattro stagioni e La creazione, capaci di ricordare arte catacombale e fumetto, e non prive di un’elegante ironia, e la finezza di Iride, con le sue cineserie in vetro e collage di carta e la cornucopia addobbata con ottone, pergamena e filo di ferro.
Infine, forse perché più drammatica e vibrante, al confine fra figurino di moda, primitivismo e matura rielaborazione dei miti presenti e passati (Penelope), si impone su tutte la produzione di Edina.
Nata a Sassari nel 1898 da Eugenio, medico oculista, e Gavina Campus, inizia a dedicarsi al collage, aiutata in questo dalla moda del periodo. Il grande pittore Giuseppe Biasi le offre la possibilità di esporre le sue opere alla Mostra della Mobilitazione Civile (Sassari, 1916) e si accorge per primo del talento della ragazza.
Riscuote grande successo durante la Mostra Campionaria del Giocattolo di Milano (novembre 1916) e, trasferitasi con il padre a Casale Monferrato, si dedica al collage e all’illustrazione producendo per La donna, per Cuor d’oro e per Il giornalino della domenica di cui chi scrive ricorda la leggerezza e l’essenzialità dell’illustrazione denominata L’acqua muta di San Giovanni che guarisce tutti i malanni, con uno sfondo vicino al Klimt della prima mostra secessionista.
Nel 1922, Edina sposa l’illustratore e disegnatore Vittorio Accornero de Testa, conosciuto come Victor Max Ninon, famoso per aver creato, su incarico di Gucci, il foulard Flora per Grace Kelly.
Esposte al THotel le tavole con le illustrazioni per i calendarietti Viset, preziosi come lei, intensa eroina che cammina in bilico fra le gioie e i dolori della vita, fra un successo che la porta a collaborare con Gio Ponti, e un profondo abisso che un periodo la costringe, per sopravvivere, a disegnare piangendo le illustrazioni per Lo scrigno dei ventagli, pubblicazione graziosa e triviale edita dall‟organizzazione religiosa Casa Mamma Domenica. Avvilendo così un’arte che sorge vibrante dalla sua mente. Da un lato, nello spazio espositivo, scarpe e vestiti creati dall’immaginifica Edina, fra i quali senza dubbio spiccano, per linee e uso dei materiali, un elegante vestito in shantung doppiato da macramè, a mezza manica, un abito nero da sera in velluto e seta, degli anni ’40, con scollatura ampia e morbida, e un abito in tessuto a fiori con una martingala che ne sottolinea la vita.
In primo piano materiali, tecniche di lavorazione e percorso artistico. Tre elementi che fanno del Made in Italy il concetto assoluto di un paese.
Edina rimane sempre e comunque l’anello di congiunzione, compiutamente italiano e sardo, fra moda e arte.
Le sue opere, e quelle delle sorelle, sono una delizia che gli organizzatori della mostra offrono con sensibilità ai visitatori e parlano a un mondo, quello dell’arte, che troppo spesso, perso dietro alla nascita di nuove stelle, tralascia i propri geni.
By Matteo Tuveri