Nato in Pennsylvania nel 1958 e morto nel 1990, Keith Haring rappresenta il punto di svolta dell’artista contemporaneo. Dal 1 maggio al 30 agosto, la Kunsthalle der Hypo-Kulturstiftung di Monaco di Baviera propone la mostra Keith Haring. Gegen den Strich (sito web ufficiale), e smuove e convince con un gesto museale con cui, come riferito dal Süddeutsche Zeitung: «Haring wird rehabilitiert als politischer Künstler und kunsthistorischer Visionär… Die Schau ist ein Coup» (Haring è riabilitato come artista politico e visionario studioso dell’arte. La mostra è un colpaccio! – ndr).
Partendo direttamente con Heinrich Heine e proseguendo con Piero Manzoni, l’immagine del creatore d’arte e dell’intellettuale ironico e impegnato, laddove l’ironia amara diventa arma di critica feroce, diventano per la prima volta con Haring una sola cosa. Haring non inventa ma rielabora, crea allo stesso tempo dal niente, rimanendo fortemente ancorato alle forme e alle linee semplici, una koinè comune nella quale trascina lo spettatore dietro un linguaggio coinvolgente e totalizzante, sia per lo sguardo, sia per il messaggio contenuto.
La sua prima mostra, allestita in un locale in cui lavora per mantenersi all’università, che espone oggetti d’arte, chiarisce a Keith Haring la sua visione artistica. Si iscrive alla School of Visual Art di New York e, influenzato da Jackson Pollock, Paul Klee, Mark Tobey, Jean Dubuffet e Stuart Davis, disegna e decora cartelloni della Metro, pareti e tabelloni e lavora su svariati materiali diventando uno degli artisti più ricercati, apprezzati e polemici dei due secoli a noi più vicini.
Ora la Kunsthalle di Monaco di Baviera, nella sua sede della Theatinerstraße, ne ripropone le opere e il messaggio impegnato con intelligenza e verve, commuovendo il visitatore con un percorso sorprendente nel quale a parlare è il Keith Haring più “engaged” contro il razzismo, la disparità economica fra le classe dei potenti e quelle subalterne, ma anche contro l’AIDS o il sistema capitalistico dominante. Nelle opere anche la netta posizione contro le ideologie, le religioni e gli “ismi” istituzionalizzati che tendono a teorizzare l’essere umano privandolo della sua unica ricchezza, la diversità.
Durante l’epoca reaganiana, Haring porta a maturazione la sua identità artistica e sociale, individuando nelle sue opere lo strumento di scardinamento dell’ipocrisia generalizzata, specialmente in riferimento alla povertà diffusa, ai Diritti Civili, alla malattia e al pericolo dell’inquinamento e della distruzione degli equilibri della natura messi a repentaglio dallo sfruttamento forsennato delle risorse.
La mostra, che espone più di 160 opere, fra le quali i disegni per la Metro di New York, installazioni luminose, smalti, schizzi, vasi e grandi teloni, si prefigge di far aprire gli occhi del visitatore su un genio dell’arte contemporanea che, fino ad ora in qualche modo travisato a causa della semplicità delle forme e dei colori e della diffusione popolare delle sue creazioni, si rivela invece sofisticato e impegnato artista immerso nella storia dell’arte, che approfondisce reinventando i vasi etruschi e maya, nella comunicazione, che applica alla banconota, ristrutturandola completamente con ironia, e nei problemi della collettività.
By Matteo Tuveri
Immagine di copertina: Keith Haring, Gegen den Strich, locandina (Foto di Matteo Tuveri per MockUp)