Aperta al pubblico dal 4 marzo 2017, fino al 16 luglio, presso l’Ala Brasini del Complesso del Vittoriano di Roma, la mostra dedicata a Giovanni Boldini svincola dai luoghi comuni sulla ritrattistica e evoca le emozioni della letteratura insieme a profonde riflessioni sulla storia dell’arte nella Belle Époque. Non solo ritratti, dunque, bellissimi diari di un universo femminile (e non solo) ricco di sfumature umane e sociali, ma anche la rappresentazione impressionista, il movimento e la coralità, la fame di vita e di successo, il rumore del cuore e del cervello di un artista ferrarese compiutamente europeo.
Abbiamo visitato la mostra in una luminosa e sontuosa mattina di marzo, sotto quel sole divertito che solo Roma sa offrire. Per la mostra, curata con grande sensibilità estetica da Tiziano Panconi e Sergio Gaddi, vale più che mai il giudizio di “immenso divertimento” dato da Cecil Beaton su Boldini in The Glass of Fashion nel 1955.
Collocate in un percorso accattivante, fra le luci e le ombre di ambienti d’antan, stupiscono circa 160 opere, alcune delle quali raramente esposte come La tenda rossa (1904), Signora che legge (1875), Ritratto di signora in bianco con guanti e ventaglio (1889), la Signora bruna in abito da sera (1892 ca.), o il ritratto di Madame G. Blumenthal (1896), provenienti da importanti collezioni private e dai musei di tutto il mondo come il Musée d’Orsay di Parigi, lo Staatliche Museen zu Berlin, la Nationalgalerie di Berlino, il Musée des Beaux-Arts di Marsiglia, gli Uffizi di Firenze e il Museo Giovanni Boldini di Ferrara.
Dopo il periodo fiorentino e la frequentazione dei Macchiaioli, Boldini si stabilisce in Francia nel 1871 e lì apre le porte a una vita mondana e artistica coinvolgente e ipertrofica: amanti, modelle, amici suadenti e grandi pastelli che ritraggono veli scostati, carni prepotenti e volti. Visi e vestiti, grandi capelli e ventagli piumati, donne “flessuose e disinibite che mostrano senza reticenza un modello di bellezza erudito” (Panconi, 2008)
Sono in tante a gravitare attorno all’europeo ferrarese di Parigi, come la marchesa Casati Stampa, Consuelo Vanderbilt, Madame Blumenthal, Gabrielle de Rasty e la bionda Berthe.
La più suggestiva Donna Franca Florio, dei Baroni di San Giuliano, l’Unica per Gabriele d’Annunzio, la Stella d’Italia per il Kaiser Guglielmo II. Di lei antiche storie di famiglia raccontano i movimenti ampi, il lungo braccio disteso mentre impugna un ampio ombrellino da sole piantato sul bianco acciottolato della villa palermitana, la conversazione plurilingue accattivante e colta. Boldini la ritrae in un abito nero, il famoso filo di perle – sette metri, 365 perle perfette – e uno sguardo distratto e mobile. Attorno è movimento, di tessuti, arredi indefiniti e pensieri.
Il ritratto, messo all’asta dal 1 marzo perchè facente parte dei beni dell’imprenditore Francesco Bellavista Caltagirone, coinvolto nello scandalo dell’Acqua Marcia, potrebbe dunque trovare collocazione diversa dal Grand Hotel Villa Igiea di Palermo. Forse ultima uscita per la bellissima Donna Franca, forse la prima di una stagione di ritrovata luce che auguriamo alla Città Eterna.
By Matteo Tuveri