Pianeta Terra. Continente Sardegna. Missione (possibile): scoprire e raccontare i tesori della città di Cagliari in un week-end di 48 ore insieme ad un amico che la visita per la prima volta d’inverno. Sveglia presto e l’avventura comincia! In una città di mare con un litorale di 8 km con sabbia che degrada dal grigio al bianco e acqua cristallina, a due passi dal centro città, che c’è di meglio dell’iniziare la giornata con un tuffo rinfrescante? Certo, non adesso: prendete nota per la prossima estate, anche se qui l’inverno è soleggiato. Una primavera di tepore.
Una veloce doccia, una nutriente colazione in uno dei tanti chioschi che si affacciano sulla spiaggia (noi ci siamo fermati a Le Palmette, alla prima fermata del Poetto) e siamo pronti a tornare in città. Facciamo il nostro dovere di turisti con una doverosa tappa alla Cittadella dei Musei, il polo museale cagliaritano situato negli spazi dell’ex Regio arsenale. Il percorso in autobus sulla linea 8 del CTM, man mano che si inerpica sul colle del Quartiere Castello, ci regala alcune vedute mozzafiato sui quartieri storici (Marina, Stampace, Villanova e Castello) e sul porto e via via, digradando, fino al mare e alle montagne di Capoterra, sulla costa opposta del Golfo degli Angeli.
La Cittadella (che offre panorami non meno spettacolari sull’entroterra e la costa orientale della Sardegna) è uno scrigno che rivela la Sardegna, oltre il mare. Dagli iconici bronzetti nuragici alle misteriose statue dei Giganti di Mont’e Prama, dall’arte fenicio-punica alle sculture romane, dai retabli medievali alle pale d’altare del barocco spagnolo, tutto ci ricorda che la Storia è passata di qua. Prima dei villaggi turistici (e si vede). Due sorprese inattese: un museo delle cere anatomiche (no, niente foto con Lady D o i Beatles…) e un museo di arte siamese.
Proseguiamo la passeggiata per le ombreggiate e suggestive vie di Castello, dove le vestigia del passato (la Cattedrale, le Torri dell’Elefante e di San Pancrazio, i panoramici bastioni di St. Remy e di Santa Croce) si alternano alle vivaci botteghe di artisti, artigiani e antiquari e al profumo della vita vissuta, del bucato steso e della cucina casalinga. Profumi che ci ricordano che, dopo aver ampliato i nostri orizzonti culturali, la pancia reclama! E la risposta della città delizia i sensi.
Torniamo verso il porto. Il Quartiere della Marina è un tripudio di trattorie, ristoranti e caffetterie per tutti i gusti e per tutte le tasche, dalla cucina tipica a quella etnica, passando per le pizzerie e le kebabberie e per i locali più raffinati e alla moda. Scegliamo uno dei ristoranti della zona: antipasti di terra dal sapore deciso che arrivano dal cuore dell’Isola, con un tagliere ricco di salsiccia di cinghiale, prosciutto, pecorino sardo, olive e il croccante pane carasau. E i piatti di mare tipici della città, come le fritture di calamari, Sa Burrida (gattuccio di mare in umido, insaporito con noci, aglio, olio, aceto e spezie), le Orziadas (anemoni di mare insemolati e fritti) e la bottarga di muggine con i carciofi. La Fregola con arselle, il fritto misto e l’aromatico liquore di mirto ci danno il colpo di grazia.
Urge una passeggiata digestiva. E le esigenze dello shopping dove le mettiamo? Uniamo l’utile al dilettevole e gironzoliamo per le principali vie commerciali: risaliamo il Largo Carlo Felice, via Manno e via Garibaldi, passiamo in via Paoli e in via Dante. Sbuchiamo in piazza Giovanni XXIII e ci colpisce la moderna architettura del T-Hotel e del vicino Parco della Musica. I piedi iniziano a essere doloranti, e l’insegna della SPA dell’hotel diventa un richiamo irresistibile. Scegliamo il percorso benessere Acqua Journey, e dopo un’ora e mezza di relax nella grande vasca idroterapica siamo pronti a concludere la serata. Optiamo per la pizza Carlofortina (con tonno, pomodorini freschi, foglie di basilico e pesto, retaggio del passato genovese dell’isola di Carloforte) che si rivela una succulenta scoperta!
Decidiamo di trascorrere la seconda giornata quasi interamente all’aperto, e iniziamo la nostra visita dal suggestivo Cimitero Monumentale di Bonaria, alla scoperta delle suggestive storie dei fantasmi che lo popolano e soprattutto delle sculture che lo adornano (di particolare pregio quelle realizzate da Giovanni Sartorio). Risaliamo il Colle di Bonaria passando dai giardini in cui emergono, a tratti, i resti della necropoli punica e visitiamo il santuario dedicato alla Madonna di Bonaria. Una breve passeggiata e raggiungiamo il Parco di Monte Urpinu, il principale polmone verde della città, dove, tra pavoni fotogenici, laghetti con papere e tartarughe, sportivi che fanno footing e famiglie con bambini, trascorriamo una mattina di vero relax e chiacchierando del più e del meno perdiamo piacevolmente la nozione del tempo. Ieri abbiamo dimenticato di visitare la Galleria Comunale d’Arte, immersa nella cornice dei Giardini Pubblici ottocenteschi. Oggi rimediamo e ci lasciamo conquistare dalla ricchezza della collezione e dalla bellezza delle opere esposte. Le sculture di Francesco Ciusa lasciano senza fiato e i quadri di Filippo Figari e Giuseppe Biasi colpiscono per realismo, cromatismi e forza espressiva.
Il tempo stringe, e prima di salutare Cagliari vogliamo rivedere il mare. Ci fermiamo prima a Calamosca, un’incantevole caletta dominata dall’antica torre spagnola, per proseguire a Marina Piccola, porticciolo turistico affacciato sul Poetto. Mentre il sole inizia a tramontare e iniziamo a sentire un certo freschino, ci concediamo un aperitivo in uno dei tanti bar, nelle terrazze interne.
Le 48 ore a nostra disposizione volgono al termine. Il selfie finale con lo sfondo del mare debolmente illuminato chiude la breve esperienza cagliaritana dell’ospite che mi ha accompagnato nella riscoperta (e in alcuni casi scoperta) dei tesori di Cagliari.
Il mare, certo. Ma soprattutto la città, oltre il mare. Oltre l’estate, anche in inverno!