[fbshare type=”button”] Lei, forse, la conoscono più o meno tutti, almeno coloro che, facendo zapping, siano approdati per una mezz’ora alla visione del reality più anticonformista del panorama televisivo, Pechino Express (Rai Due). Si chiama Alessandra Angeli, ribattezzata Angelina da Costantino della Gherardesca che l’ha presentata, nel gruppo de Le cattive (insieme ad Antonella Ventura), fra le partecipanti al reality per viaggiatori scalmanati e scarsamente stereotipati.
Alessandra è una make-up artist con un portfolio di tutto rispetto, definita da Costantino come «patrimonio culturale della Repubblica», fa parte della scuderia di artisti della P-NUTS e ha già un’esperienza da Opinionista a QUANTO MANCA? (Rai Due).
Il personaggio rivelazione della televisione italiana, rossa di nome e di fatto, ha affrontato e affronta un percorso di transessualità, non svincola davanti alle domande, ama gli amici e gli animali, in primis il suo bulldog inglese e i suoi due gatti (anche se nel suo cuore c’è sempre la sua bassotta nana), non sbaglia i congiuntivi e sfodera una logica tagliente che attualmente è molto difficile trovare sui media.
Mi piacerebbe parlare con te del rapporto con il corpo e il peso. Inutile negarlo, l’obesità mina i rapporti sociali e interpersonali, ecco perché vorrei andare oltre il luogo comune di “grasso è bello” e capire da te come la situazione di obesità possa condizionare i rapporti e a quali percorsi psicologici va incontro la persona che si ritrova a vivere una situazione simile. Questo secondo la tua esperienza.
Il grasso non è bello nel senso che non è una situazione di salute per l’organismo e per la persona. Certo non deve essere un discrimine. Per quanto riguarda la mia esperienza, grassa mi ci sono ritrovata in seguito a un incidente che ha cambiato il mio metabolismo.
Sei una make-up artist, lavori sui set di numerose riviste internazionali e nel mondo della moda la grassezza e la magrezza sono fattori essenziali. Cosa pensi dell’argomento e come percepisci te stessa in questo ambiente?
L’ambiente in cui lavoro mi impone di lavorare fianco a fianco con modelle bellissime e magrissime, pur essendo fortemente contraria agli standard nazisti che spesso degenerano in anoressia, devo ammettere che le modelle con le quali lavoro sono per la maggior parte persone sanissime, spesso dotate di natura di un metabolismo regolare.
Quando lavoro sento gli sguardi su di me, mi sento sotto i riflettori ma ci passo sopra in modo determinato (traduzione di “me ne sbatto” ndr.).
Parliamo sempre di lavoro, ma da un’altra angolazione. Non so se hai notato che in questo nostro ameno paese la raccomandazione è di fatto una sorta di istituzione parallela senza la quale nessuno (o quasi) trova lavoro. Però, nei discorsi ufficiali, essa non compare. Sembra scomparire. Tu che esperienza hai in merito?
Ho fatto sempre gavetta, per dieci anni mi sono alzata ad orari orrendi per lavorare e accrescere la mia esperienza e il mio portfolio. Sono convinta che chi sa fare faccia la differenza e che prima o poi questo si noti. La segnalazione all’americana o all’inglese è un’altra cosa. In quel caso una persona si fa conoscere per la sua ottima resa a lavoro e viene esplicitamente segnalata ad altre persone per le sue qualità.
Non puoi negare che qualcuno, qualche volta, ti sia passato davanti per motivi esulanti dalla bravura…
Certo, succede eccome! Ma generalmente non reagisco, è un po’ come lottare contro i mulini a vento. L’unica cosa che faccio contro queste persone è tenerle alla larga, loro e le loro congreghe. Faccio una cernita perché questo genere di persona si porta dietro energie confuse e non molto positive.
Pechino Express: trampolino di popolarità senza dubbio, ma anche lente di ingrandimento che poteva essere deformante.
Di Pechino mi piaceva l’idea di mettermi in gioco in modo diverso. Per il mio lavoro mi ritrovo spesso a viaggiare nel nostro conosciutissimo Occidente, di cemento in cemento. Nel caso di Pechino Express si trattava di luoghi differenti, di superare la paura degli insetti e delle mille scomodità. Ero curiosa di capire quanto il mio imborghesimento, anche fisico, fosse totale o meno. Volevo anche dimostrare a tutti che i libri non si giudicano dalla copertina: sono una trans ma non ho mai parlato di questo proprio per dimostrare che siamo persone a prescindere, con il nostro valore e le nostre caratteristiche. Sono inoltre grassa e questo, ovviamente, farebbe pensare che l’attività fisica non mi si addica (nonostante abbia anni e anni di attività fisica e pallavolo alle spalle).
Gioie e dolori della popolarità televisiva e, soprattutto, orrori della TV italiana…
Andare in televisione è anche esporsi potenzialmente al pubblico ludibrio, ma questo non l’ho mai visto come l’aspetto preponderante per me. Per quanto riguarda la televisione in generale, osservo con soddisfazione come i programmi vecchio stampo stiano andando male, come la gente si stia lentamente scocciando del buonismo strappalacrime. Spesso la satira e l’ironia sono uno strumento potente contro questo tipo di meccanismo, anche se in Italia non è semplice. Spesso gli autori tendono a edulcorare, ad annacquare il contenuto ritenendolo “troppo ironico”. Per i comici non è per niente un bel paese. La retorica italiana si dovrebbe esportare come vero Made in Italy. Pulpiti e moralismi vanno come il pane! All’estero le cose vanno un po’ diversamente, personalmente amo la comicità britannica, quella di Ruby Wax e Jennifer Saunders.
In Pechino Express eri nel team de Le cattive. A dire il vero più che cattiveria sembrava irriverente lettura della realtà umana. Che ne pensi?
Si, in realtà le nostre personalità, la mia e quella di Antonella Ventura, si addicevano perfettamente all’esigenza degli autori di contrapporre al buonismo imperante una sincerità estrema che sferzasse e restituisse realtà al programma a livello narratologico.
Che ne pensi dell’amore?
Con l’amore ho rapporto strano, non so se l’ho mai vissuto. Rimane il grande interrogativo della mia esistenza. Amo gli amici e gli animali, ho un amore evidente per il prossimo che mi è prossimo, per coloro che ho scelto come compagni di strada della mia vita, ma l’amore che ci vendono non mi convince. In questo sono disincantata.
La morte fa parte della vita. Che rapporto hai con lei?
Prima mia madre, poi i nonni, gli zii e le zie. Purtroppo sono persone alle quali ho dovuto dire addio troppo presto e dunque sono sempre stata a contatto con la morte. Crescendo ti rendi conto che è sempre intorno a te. Sono rassegnata, ho un rapporto con la morte di consapevole rassegnazione, anche se rimane l’inquietudine di fondo perché ti porta via delle cose belle. Cerco di gestire i lutti ricorrendo alla mia intensa attività onirica. Attraverso i sogni spesso rivivo gli affetti venuti a mancare.
Uno spunto un po’ polemico: la TV e i Diritti Civili in Italia, mi riferisco in special modo a quelli della comunità GLBT. Hai qualche considerazione da fare?
Personalmente il mio personaggio è percepito un po’ come una negazione delle associazioni per i diritti omosessuali. Nel senso che i Diritti Civili sono stanca di andarli a pietire in quanto transessuale. Alle persone non deve importare che io sia in un modo o nell’altro, io voglio i miei diritti perché pago le tasse, perché voto e pretendo di essere presa in considerazione principalmente per questo. Vorrei che in questo paese la si facesse finita con l’ingerenza della Chiesa nei processi di riconoscimento dei Diritti che in gran parte del mondo sono fatto assodato. Siamo lo zimbello del mondo.
In questo ha un ruolo anche la televisione che, nei panni delle Ciniche Signore del pomeriggio televisivo, propone una finta sensibilità carico di sensazionalismo e prototipi che sono distanti anni luce dalla lotta per i diritti della comunità GLBT. Lo scopo è fare ascolti.
Per chiudere. Un motto che vuoi regalare ai nostri lettori.
Una frase di Democrito. “La parola è l’ombra dell’azione”
By Matteo Tuveri