Imma, hai deciso di raccontare la tua vita prima della malattia in un momento così delicato. Cosa ti ha spinto a condividere la tua storia proprio ora?

La malattia mi ha costretto a fermarmi, letteralmente immobilizzandomi su una poltrona d’ospedale o su un divano di casa. Prima di allora, la parola “malattia” non esisteva nel mio vocabolario. Nella mia giovinezza, ho affrontato di tutto: solitudine, abbandoni, fallimenti sentimentali, e quando cercavo risposte da un astrologo o un cartomante, non chiedevo mai nulla sulla salute. La mia vita sembrava fatta di libertà ed energia incontenibile, una forza che, col tempo, si è affievolita. Ora mi ritrovo a guardare indietro con una sorta di nostalgia, invasa da ricordi intensi di quei giorni in cui mi sentivo invincibile. Questo desiderio di raccontare la mia storia è nato proprio da quel contrasto tra ciò che ero e ciò che sono diventata.

Nel tuo libro Oltre i confinti. Il viaggio inarrestabile di Allegra (Casa Editrice Il extante), la protagonista affronta ogni difficoltà come una nuova avventura. Qual è il segreto di questa resilienza che ti ha accompagnato per tutta la vita?

In realtà ammiro molto Allegra perché lei ha fatto quel passo in più che forse io non ho sempre saputo fare: trasformare ogni difficoltà in una vera avventura, anche positiva. Il mio percorso è stato lungo e spesso doloroso. All’inizio c’era smarrimento, confusione, ma col tempo l’abitudine alla solitudine mi ha dato una grande forza interiore. È stata proprio quella solitudine a insegnarmi a fare affidamento su me stessa. Alla fine, la consapevolezza di dover prendere decisioni da sola mi ha forgiato e reso più resistente al dolore.

L’arte e la scrittura sembrano essere state per te delle ancore nei momenti più difficili. Come hanno influenzato il tuo modo di affrontare il dolore?

L’arte, in tutte le sue forme, è sempre stata una fonte di ispirazione e conforto per me. Non parlo solo delle opere esposte nei musei, ma anche della bellezza che si trova nelle piazze, nei monumenti, nei giardini botanici, in una semplice composizione floreale. L’arte è ovunque, ed è capace di suscitare emozioni profonde. Vivere in Italia, circondata da questo patrimonio, mi regala costantemente nuove emozioni. Dopo aver vissuto in Brasile, sentivo la mancanza di quella bellezza armoniosa che qui sembra avvolgere ogni angolo, a differenza di alcuni spazi più disordinati che avevo incontrato altrove. Oggi, anche solo passeggiare per una strada Liberty, visitare una chiesa o un luogo curato dal FAI è per me rigenerante. La scrittura, invece, è stata una compagna fin dalla giovinezza. All’inizio, era pura emozione, una necessità di esprimere ciò che sentivo, mentre oggi è diventata un momento di riflessione e, a volte, quasi una pratica quotidiana che mi permette di liberare la mente. Entrambe, arte e scrittura, mi hanno aiutato a trasformare il dolore in qualcosa di più gestibile, dandomi un rifugio in cui trovare pace.

I viaggi che hai fatto, sia fisici che interiori, hanno avuto un ruolo centrale nella tua vita. In che modo questi viaggi hanno plasmato la tua visione del mondo e la tua capacità di adattarti alle sfide?

I viaggi, sia fisici che interiori, hanno avuto un ruolo fondamentale nella mia vita. Le sfide che ho affrontato sono state dure, ma la mia ribellione è diventata la mia alleata, spingendomi a cercare nuovi orizzonti. Quando la mia mente immaginava un luogo o un progetto, spesso mi trovavo a perseguirli con determinazione, anche andando contro le avversità senza pensarci troppo. Tuttavia, sono convinta che ci sia sempre stato un angelo custode a proteggermi in molte situazioni al limite del pericolo. Questa protezione, unita alla mia natura audace, ha trasformato ogni difficoltà in un’opportunità di crescita e scoperta. In questo modo, ho imparato ad adattarmi e a guardare il mondo con occhi nuovi, pronti ad affrontare qualsiasi sfida.

I viaggi, sia fisici che interiori, hanno avuto un ruolo fondamentale nella mia vita. Le sfide che ho affrontato sono state dure, ma la mia ribellione è diventata la mia alleata…” Foto di Sofia Cristina Córdova Valladares da Pixabay

Il rapporto con i tuoi genitori è stato complesso e influente. Quanto ha inciso questo aspetto sulla tua crescita personale e sulla tua ricerca di libertà?   

Il mio rapporto con i genitori è stato caratterizzato da una scarsissima presenza affettiva. Sebbene non siano stati un modello positivo per la mia crescita, hanno rappresentato un incentivo a combattere il rifiuto e a costruire una personalità che inizialmente non si accettava e non conosceva il significato della “fiducia”. Per sviluppare una sana autostima, ho dovuto affrontare la rabbia e cercare la comprensione. Ho sempre goduto di una libertà, a volte eccessiva, che mi ha portato a vivere situazioni difficili e pericolose. Questa libertà di movimento, sia fisica che emotiva, è stata per me una valvola di sfogo: un destino che, sebbene emozionante, talvolta mi ha lasciato con un profondo senso di smarrimento. Il personaggio di Allegra, pur vivendo meno la mancanza di punti di riferimento, affronta con coraggio ogni esperienza, ma la realtà è ben diversa.

La musica, in particolare il rock, ha avuto un ruolo importante nella tua vita. In che modo la musica ti ha aiutata a esprimere la tua ribellione e il tuo desiderio di libertà?

La musica è stata il mio ossigeno; il rock, in particolare, è il genere che più mi rappresenta. L’emozione di quelle note ha avuto un impatto su di me che credo sia stato superiore a quello di molti coetanei. Non c’era giorno in cui non mettessi un vinile sul piatto. Ascoltare musica con le cuffie o in auto era un’esperienza travolgente, spesso associata ad amori e passioni. Il rock era il mio compagno fedele nei momenti tristi e difficili. Come il rock rappresentava la libertà e la ribellione, io mi sentivo una “ragazza rock”, immersa in un mare di note e ribellione. Posso affermare con certezza che ho vissuto anni di intensa stimolazione emotiva grazie a quei dischi e quei gruppi. Cosa mi dava la voglia di affrontare la giornata? Mettere su un vinile e spararlo a tutto volume ogni mattina.

I tarocchi raccontano storie attraverso i loro simboli, riflettendo ciò che viviamo e ciò che potremmo vivere. ” Foto di Keith Gonzalez

Il titolo del tuo libro, Oltre i confini suggerisce un viaggio inarrestabile. Quali confini hai superato finora e quali sono quelli che senti di voler ancora esplorare?

Ho superato confini in molti aspetti della mia vita, sia positivi che negativi. Ognuno di noi vive entro limiti dettati da regole familiari, sociali e politiche. Nella mia esistenza, la mancanza di struttura e costanza ha fatto sì che i confini, in cui molti sono rimasti intrappolati, siano stati superati. Ho avuto modo di osservare anche mia madre, che ha cercato di oltrepassare i suoi limiti. Ogni confine varcato è un segno sulla pelle. La mia curiosità per l’esoterismo, l’astrologia, le stelle e i pianeti  mi ha portato oltre, facendomi immergere in misteriose realtà. I viaggi sono un altro modo di esplorare; il personaggio di Allegra non riesce mai a resistere a una proposta di partenza. Cosa desidero ancora esplorare? La scrittura stessa ha il potere di oltrepassare i confini.

La tua forza e il tuo spirito libero emergono con potenza dalle tue parole. Come riesci a mantenere questa vitalità anche di fronte alla malattia?

Credo che il potere della mente e il controllo sulla malattia siano fondamentali. La vitalità è altalenante: a volte presente, altre assente. E in quei momenti, mi piace ricordare le avventure di Allegra, che diventano un modo per affrontare le difficoltà.

Nel tuo libro emergono temi profondi di introspezione e ricerca interiore. Gli Arcani Maggiori dei tarocchi, spesso legati a simboli esoterici, hanno un significato speciale per te? In che modo questa dimensione spirituale ha influenzato il tuo viaggio personale?

I tarocchi raccontano storie attraverso i loro simboli, riflettendo ciò che viviamo e ciò che potremmo vivere. Ho scelto di associare i 21 capitoli del mio libro agli Arcani Maggiori, trovando una corrispondenza tra le loro simboliche e le emozioni dei personaggi. Per molto tempo, mi sono affidata alla loro divinazione, pur consapevole delle illusioni che possono generare. Tuttavia, ho anche ricevuto molte conferme lungo il mio cammino.

Quando scrivo, la componente visiva è predominante. Riesco a visualizzare chiaramente luoghi, ambienti e personaggi, anche se non li ho vissuti direttamente.” Foto di Artem_Apukhtin

Il tuo modo di raccontare ha una forte componente visiva, quasi cinematografica. Come riesci a rendere i luoghi, le emozioni e le persone così vividi e palpabili nelle tue pagine?

Quando scrivo, la componente visiva è predominante. Riesco a visualizzare chiaramente luoghi, ambienti e personaggi, anche se non li ho vissuti direttamente. Ho scoperto anche la mia passione per le commedie e mi sto orientando verso la scrittura di sceneggiature. Mi affascinano i dialoghi e le descrizioni dei luoghi; il desiderio di viaggiare è sempre presente. Adoro i colpi di scena e la suspense nei racconti.

Nel tuo libro, gli anni ‘70 e ‘80 emergono con dettagli precisi e atmosfere che sembrano quasi riportarci indietro nel tempo. Cosa rendeva quell’epoca così unica e come sei riuscita a catturarne l’essenza nella tua narrazione?

Mi piaceva proprio ricordare quegli anni che oggi sembra destino a molti una certa nostalgia. A differenza del presente, dove le interazioni sono superficiali, quegli anni erano caratterizzati da incontri autentici che alimentavano il fervore giovanile. L‘incontro era i motore dei giovani con le loro atmosfere incantate. Ogni piazza, giardino o stazione era un palcoscenico per nuove amicizie e amori, incrociare sguardi altrui poteva  essere la scintilla di una nuova amicizia o di un nuovo amore.  I viaggi in autostop, le telefonate da cabine telefoniche, tutto era carico di emozioni e incertezze. Oggi, con la costante disponibilità dei social network, manca la sorpresa, l’attesa, il desiderio e la privacy. Ho voluto raccontare quel periodo per mettere in evidenza quanto sia cambiato il mondo e come oggi la solitudine possa apparire come un inferno.

Ogni scelta ha un prezzo, e il rischio di non fermarsi mai può portare a rimpianti. ” Foto di Gerd Altmann

Guardando indietro a tutto ciò che hai vissuto e raccontato, se potessi parlare alla giovane Allegra all’inizio del suo viaggio, quale sarebbe il consiglio più prezioso che le daresti per affrontare la vita oltre i confini?

Consiglierei ad Allegra di affrontare la vita con la stessa energia e determinazione con cui ho superato le difficoltà. È fondamentale lasciarsi andare alle emozioni, abbracciare amori, anche quelli tormentati, e vivere le passioni fino in fondo. Dovrebbe mantenere viva la curiosità di esplorare paesi, città e natura, accompagnata sempre da un senso di avventura. Purtroppo, una giovane Allegra, pur essendo vivace e assetata di emozioni, potrebbe affrontare molte sfide in un mondo piatto e globalizzato, incapace di offrire l’esperienza autentica di una Parigi degli anni ’80 o un Tibet degli anni ’70. Ogni scelta ha un prezzo, e il rischio di non fermarsi mai può portare a rimpianti. Allegra deve riempire quel vuoto creato fin dalla sua nascita, e questo è un compito importante.