Per rendere simpatica Chiara Ferragni, per la quale, di per sè, è possibile provare anche sentimenti e opinioni del tutto neutri, basterebbe solamente quell’atteggiamento di chi, criticato, amato, osannato, demonizzato o santificato, fa spalluccia e va avanti per la sua strada.
Ma non mi fermo a questo: a quanto pare, in un popolo di persone politicamente corrette (era ironico), esperte di infettivologia, calcio e sport, politica estera, musica, televisione e qualsiasi altra cosavenga in mente, esiste anche una diffusa acuta abilità nel trovare per Chiara Ferragni le cose che può e non può fare – quello che dovrebbe e non dovrebbe essere – e assegnarle campi/azioni/parole e luoghi in cui dovrebbe agire o essere e sui quali potrebbe esprimersi. Una specie di massa informe, fatta di masturbatori massmediatici, intellettuali (o quasi) e influencer mal riusciti spinti da necessità di attenzione, si sente in dovere di dire con ossessiva e puntigliosa (a volte scomposta) attenzione a una persona come deve agire o apparire.
Non può indossare quella certa cosa, non può dire quell’altra, invece dovrebbe dirne un’altra, indossare un altro abito, essere meno di quello o più dell’altro. Ed è un esercito di gente che, in generale, non sa nemmeno coniugare un verbo, o non sa niente del suo lavoro, che nel suo campo è ghettizzata, incattivita o magari molto ben considerata (forse troppo), che le da voti e giudizi.
Per specificare, se indossa una stola ispirata al claim del duo artistico Claire Fontaine (a sua volta ispirata a una scritta trovata su un muro a Genova dopo una manifestazione femminista: Pensati Libera), creata per lei da Maria Grazia Chiuri (Dior), non va bene perché lei è ricca. Se indossa un abito peplo (sempre Chiuri) ispirato al bullismo online, non va bene perché lei è magra. Se indossa un abito nude look ispirato alla Eva di Cranach (e alla libertà fisica e mentale negata alle donne) non va bene perchè lei è bionda (o qualsiasi altro motivo, scegliete voi che leggete). Se legge una lettera a se stessa non va bene. Se indossa un abito armatura di Schiaparelli, o un abito ispirato alla grande Dea madre e all’utero femminile, non va bene nemmeno quello! Il tutto ammantato di una certa ironia, si badi bene, perché quella di cui si sta parlando è pur sempre una donna (e con le donne, si sa, una certa ironia si può sempre usare!)
E a lei non gliene frega niente. Ed è bellissimo solo questo fatto. Ed è qui, proprio qui, che va a segno il messaggio della Ferragni a Sanremo: andate avanti per la vostra strada, focalizzate la meta.