“Gli ottomila Comuni sono il tessuto connettivo della nostra Repubblica. Dal più grande al più piccolo hanno tutti la medesima dignità. Rappresentano, nel loro insieme, le differenti esperienze presenti nel Paese e la vocazione all’unità. Rappresentano la storia, con i tesori e la cultura prodotti nei territori, e al tempo stesso sono la frontiera dove si affronta la sfida con i tempi nuovi, e con le innovazioni necessarie per divenire artefici del nostro futuro”. Queste le parole del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, rivolte all’Assemblea Nazionale dei Comuni Italiani (l’11 novembre 2017).
Ogni città del Belpaese è chiamata, infatti, non solo a mantenere alto ed efficiente il livello di vita dei propri cittadini, e dei servizi a essi offerti, ma anche a proiettarsi nel futuro attraverso la pianificazione urbanistica, il turismo e le infrastrutture. Assume grande importanza, a questo scopo, l’attitudine che i singoli politici dimostrano e manifestano nel dialogo con le persone: Giovanni Battista Tuveri, filosofo, scrittore e politico italiano, eletto deputato per cinque volte al Parlamento Subalpino, amico di Cattaneo e di Mazzini, fu anche sindaco del suo paese in Sardegna (Collinas). Ebbe sempre fra le sue caratteristiche l’attitudine al dialogo con i concittadini. Amava confrontarsi e raccogliere idee, perseguendo gli obiettivi di maggior vantaggio per tutti. Il più noto e famoso sindaco di Cagliari, Paolo De Magistris, politico di rango, uno dei fondatori della Democrazia Cristiana della Sardegna, fu per due volte sindaco del capoluogo sardo: si spostava sempre a piedi, o sulla sua Fiat125 blu, dialogava con tutti, e allontanava sempre la condotta, assai disdicevole, di annunciare cambiamenti epocali senza prima averne saggiato la fattibilità.
La città di Paolo De Magistris è senza dubbio nel tempo molto cambiata: capoluogo della Regione Autonoma della Sardegna (città metropolitana di oltre 420 mila abitanti), sede universitaria, denominata Città del Sole o anche città del Golfo degli Angeli, Cagliari è chiamata a grandi sfide per il proprio presente e il proprio futuro. Abbiamo chiacchierato con Matteo Massa, consigliere comunale (Gruppo Progressisti) dal 2016, sempre presente negli incontri pubblici e al confronto. Membro delle Commissioni Permanenti per la Pianificazione Strategica e dello Sviluppo Urbanistico, dello Statuto e i Regolamenti, del Bilancio, dei Tributi, delle Società partecipate e del Personale e per le Attività produttive e, in ultimo, del Turismo e la Promozione del territorio.
La ringrazio per averci dedicato un po’ del suo tempo. Non mancano anche per Cagliari le sfide urbanistiche che possono ripercuotersi anche nel turismo o comunque in una migliore vivibilità della città: ci può citare tre sfide che – a suo parere – Cagliari non ha ancora affrontato o che ha affrontato nel modo sbagliato?
Certamente la Cagliari Città d’acqua, già definita negli indirizzi programmatici e operativi per l’adeguamento del PUC (Piano Urbanistico Comunale) al PPR (Piano Paesaggistico Regionale) e al PAI (Piano di Assetto Idrogeologico”. La riconnessione della città col mare parte simbolicamente nel 1997 quando il Sindaco Mariano Delogu fece abbattere il muro che separava la via Roma dal porto. Questa ricerca urbanistica di rapporto con l’acqua si fermò – con la brutta parentesi del ripascimento del Poetto nel 2002 – fino alle giunte Zedda.
Negli ultimi 10 anni abbiamo visto la valorizzazione del lungomare di Su Siccu, di Sant’Elia, e del lungomare Poetto che ha ritrovato decoro urbanistico e ambientale.
Serve continuare l’opera e affrontare ora la connessione della città con le acque interne di Molentargius e Santa Gilla (da riunire finalmente in un unico parco delle zone umide dell’Area Metropolitana di Cagliari, per una migliore gestione), e il rilancio delle Saline e dei settori della pesca e dell’acquacoltura in chiave produttiva così come turistica. E insistere ancora sul lungomare, puntando in particolar modo a rifunzionalizzare le cubature esistenti (si pensi alle servitù militari da Calamosca a Sant’Elia e nel viale Poetto, o all’area del padiglione Nervi) e a rilanciare gli sport velici.
Anche il discorso di Cagliari e il verde pubblico è un po’ in sospeso…
Cagliari Città verde, certamente! Affrontare la sfida di realizzare un raccordo tra i colli (in particolare Sant’Elia, Sant’Ignazio, Monte Urpinu, San Michele, Monteclaro, Tuvixeddu), con un percorso dedicato a pedoni e ciclisti, avrebbe una grande capacità di attrattiva turistica. L’idea venne studiata dall’architetto paesaggista Andreas Kippar che dimostrò la possibilità di ricavare una sorta di sentiero che si facesse largo nei varchi della città costruita per toccare tutti i parchi e rendere agevole un cammino di tipo naturalistico in mezzo al contesto urbano.
Sono infine convinto che un grande slancio arriverebbe in particolare da un collegamento ciclopedonale tra il centro città e Giorgino, e dalla bonifica e riqualificazione dell’intera area del Villaggio Pescatori e di tutto l’isolotto di San Simone. Certo non gioverà la costruzione, proprio in quel meraviglioso compendio ambientale, del rigassificatore già previsto e autorizzato: meglio un campeggio urbano e un’area camper, e magari un albergo al posto dell’ex carcere minorile, no?
L’errore più grande della giunta di maggioranza attuale che, secondo lei, costerà caro ai cittadini in termini di fruibilità del tessuto urbano e dei suoi servizi.
È difficile individuare grandi errori quando si è davanti a una politica che agisce poco e lentamente. Credo che il principale errore sia quello di propagandare opere faraoniche e costose e nel mentre perdere di vista il quotidiano, come il decoro urbano e le manutenzioni ordinarie, ma anche le utili opere avviate dai predecessori e che necessitano di attenzione e di atti per andare a compimento. Con i denari (200 milioni che non ci sono) per il tunnel di via Roma si farebbero 15 o 20 opere come la riqualificazione del Poetto (meno di 15 milioni).
Negli anni di giunte Zedda gli amici emigrati trovavano in città un piccolo o grande miglioramento a ogni loro ritorno a casa. Oggi non è più così. Credo che questa sia una Giunta che soffre di “annuncite”, ma in fondo distratta e poco affamata di risultati.
Tante cose su cui riflettere e per le quali, senza dubbio, i cittadini aspettano soluzioni praticabili. La mia ultima domanda, però, intende essere più personale. Cosa mi dice di Matteo Massa e la città? Quali ricordi (almeno uno) che legano il suo vissuto privato alla città di Cagliari? Quel ricordo – non so se dell’infanzia o dell’adolescenza- che le fa dire: la città è anche la mia storia!
Sono profondamente legato alle periferie: San Michele, Is Mirrionis e Sant’Avendrace sono i primi luoghi dei ricordi della mia infanzia e della mia adolescenza. Da lì, avventurandoci nelle passeggiate mano mano più lunghe verso Buoncammino e Castello, io e i miei amici abbiamo lentamente conosciuto la Città. O tra la folla oceanica e caotica del Carnevale, quando tutta la scuola media saturava i bus dell’ACT verso l’inizio della sfilata per poi lasciarsi trascinare dalla fiumana per vie pressoché sconosciute. Il primo ricordo che mi viene in mente è legato alla religiosità popolare. Mi rivedo bambino agli inizi anni ’90, con mia nonna, in una piazza San Michele gremita per assistere alla posa della statua della Madonna sulla cima della chiesa della Medaglia Miracolosa. Spesso sento il bisogno di passeggiare tra questi miei luoghi per schiarire le idee (anche quelle politiche): a causa di lavori di ristrutturazione della cupola la statua della Madonna è stata rimossa nel 2017 per quasi due anni, mi sono stupito nel sentirne la forte mancanza. Cagliari è insieme nostalgia e fiducia nel futuro.