Alla penultima serata il Festival di Sanremo 2021, quello – per intenderci – della pandemia e delle poltrone del pubblico vuote, scivola verso la fine di sabato, con un recupero notevole di ascolti, qualche scivolata e due eventi. Il Festival 2021, con la presenza della fascia di età fra i 15 e i 24 anni, è di sicuro l’edizione più social mai esistita. Amadeus e Fiorello, ma soprattutto Achille Lauro e Mahmood, Fedez e Irama (insieme ad altri artisti “social”), riescono a trasformare il Festival della Canzone Italiana in un evento contemporaneo.
La scivolata è rappresentata dalla pacata loquacità di Barbara Palombelli e il suo monologo sulle donne, un po’ smaccato per alcuni. Non è il personaggio o la giornalista a spaventare il pubblico, ma la forse poca attitudine degli spettatori, visti i tempi e il contesto, a contenuti più da salotto televisivo pomeridiano. Anche la scenetta con Ibrahimovic stanca un po’, (che barba che noia, che noia che barba) ma fra cantanti da riascoltare ed eventi -performance tutto sembra essere accettabile.
A vincere fra i giovani è Gaudiano con la canzone “Polvere da sparo“, dedicata al padre, mancato per un tumore al cervello.
E mi brucia il cuore perché non ti ho detto
Quanto ti abbia amato per quello che hai fatto
Per come hai lottato coi mulini a vento
Con la forza del tuo cuore fatto di cemento
La reazione del cantante è toccante e vera: stupore e pianto, grande commozione che spesso i big dimenticano. Il cantante pugliese si esibisce con una bella voce, ottimo timbro e una melodia orecchiabile. La bravura è evidente e si spera che radio e internet se ne accorgano! Sul palco dei giovani anche Folcast, classe 1992, timbro di voce che ricorda Alex Baroni. Anche per lui chi scrive pronostica grandi cose.
Fra i big quelli che convincono di più sono Arisa, Ermal Meta, Irama, Noemi e Madame. Finalmente Noemi è arrivata al cuore, avevo scritto che avrei dovuto riascoltarla, e “la rossa” non delude mai!
E quando arriva sera
Invadi la mia sfera
Non è la primavera
Che non sento da un po’.
Non sento da un po’ I brividi sulla mia pelle,
Il tuo nome fra le stelle. Sembra ieri,
Sembra ieri che la sera
Ci stringeva quando tu stringevi me.
Gli eventi della serata: Achille Lauro scende le scale del Teatro Ariston con un lungo vestito bianco e la bandiera italiana. Ad accompagnarlo l’inno italiano e Boss Doms. I due si baciano e parte la musica. Il quadro è un omaggio a La libertà che guida il popolo di Eugène Delacroix e al Sid Vicious di May Way che scende la scala. Nella scena anche Fiorello, con il capo cinto di chiodi e trucco pesante. L’artista-performer ha dichiarati in conferenza stampa: “si pensa che creare un progetto significhi che io vengo qua e mi metto un costume, invece quest’anno non c’erano personaggi né la voglia di fare scalpore ma solo il desiderio di portare qualcosa in più di una semplice canzone, per quanto io creda nelle canzoni, scrivo tutte le mie canzoni, per me interpretare e scrivere canzoni è la stessa cosa, perché oggi la musica si guarda“.
L’altro evento appartiene a un cantante che negli ultimi anni ha compiuto passi da gigante: Mahmood appare sul palco e, come accade sempre, cattura e sospende il tempo e lo spazio. Il cantante milanese – un po’ sardo e un po’ egiziano – è un insieme di timbro unico e riconoscibile alla prima nota, musiche e parole di grande contenuto e valore, e interpretazioni esteticamente di primo piano (look accuratissimo, puro design). Mahmood sta alla musica come la giacca di Chanel sta alla moda: icona!
Voto 9