La seconda serata di Sanremo 2021 inizia la ormai troppo consueta imitazione di Achille Lauro fatta da Fiorello che indossa un’imbragatura di piume nere fra le poltroncine vuote della platea del Teatro Ariston. Questa volta le sedute sono occupate da numerosi palloncini. “Questa è la platea che piace a me“, ha commentato lo showman, proseguendo poi con un appello al governo perchè attivi al più presto una campagna vaccinale di massa contro il virus COVID19. Fiorello inizia a ripetere se stesso (tende a citarsi), a lui si deve senza dubbio l’anima dello spettacolo. E glielo perdoniamo (ma varrà anche per la terza serata?).
I quattro “giovani” in gara sono veloci sul palco, due vincono e vanno direttamente in finale. Non ce ne vogliano se non ricordiamo subito i nomi (troppo presto, d’altronde, per memorizzarli e memorizzare i loro pezzi musicali), ci sarà tempo per farlo. Il modo sbrigativo in cui son stati presentati sul palco, insieme allo scarsa originalità dei pezzi (spesso dal tono lamentoso e con un timbro di voce consueto), non ne hanno fatto un momento musicale memorabile. Davide Shorty e Wrongonyou passano il turno (per la cronaca, avrei preferito i Dellai: un po’ Sanremo e un po’ Zecchino d’Oro).
La rivelazione, se così possiamo chiamarla, è data da Elodie: bravissima ed elegante, incanta con un medley di canzoni (sue e di altri interpreti e autori, fra cui Mahmood). Outfit senza rivali, lunghezze sinuose per la cantante/presentatrice e per Malika Ayane (la canzone Ti piaci così).
Orietta Berti inaugura la serata dei big in gara (Quando ti sei innamorato) è una regina e da lei si accetta tutto, anche un camicione luminescente con due enormi conchiglie all’altezza dei seni. Sfilano poi sul palco, in modo un po’ sbrigativo (in questo l’assenza del pubblico appiattisce un po’ tutto): Laura Pausini, in guanti da idraulico (o da scat) e mantella (Valentino Act di Pierpaolo Piccioli), viene annunciata da Fiorello che canta La solitudine sulle note di Bohemian Rhapsody dei Queen.
La performance della cantante, vincitrice del Golden Globe, si conclude con Fiorello che da il ritmo in beatbox, lei che canta The rythm of the night e Amadeus che balla come “cubista”. Una gag che, negli anni novanta, sarebbe piaciuta ai più.
Seguono l’omaggio a Ennio Morricone (introduce il trombettista Nello Salza con il il tema di Il buono, il brutto e il cattivo. Proseguono il figlio del maestro, Andrea Morricone, che dirige l’orchestra del Festival con la colonna sonora di Metti una sera a cena e il tributo del Il Volo al maestro) e l’intervista ad Alex Schwatzer, l’atleta rivela: “sono stato giudicato a Rio ma adesso voglio essere giudicato di nuovo dalla giustizia sportiva con i nuovi fatti in mano: ho perso una Olimpiade e diverse gare, non voglio perderne altre“. È poi la volta del medley a tre eseguiti da Marcella Bella, Gigliola Cinquetti e Fausto Leali. Una godibile, quanto deleteria, carrellata di pezzi musicali evergreen capaci di uccidere alla prima nota (nonostante la bravura di chi canta).
Achille Lauro ritorna, ascortato da Claudio Santamaria e dalla moglie Francesca Barra, con un altro quadro estetico musicale dedicato al rock e a Mina (“donna dal vero animo rock’n’roll“): lunga treccia rossa, gilet e doppiopetto, il performer canta Bam Bam Twist e conclude con: “Godere è un obbligo. Dio benedica chi gode“.
Irama (La genesi del tuo colore) – bloccato per un tampone dei suoi collaboratori positivo al COVID – si esibisce con un filmato delle sue prove (peccato perchè l’artista è in grado di incantare). Niente da segnalare per Ermal Meta (primo nella classifica della serata con Un milione di cose da dirti); Lo stato sociale (Combat pop); Willie Peyote (Mai dire mai (La locura); Gaia (Cuore amaro); Fulminacci (Santa Marinella); La rappresentante di lista (Amare); Extraliscio (Bianca luce nera); Giò Evan (Arnica 11); Random (Torno a te) e Bugo (E invece sì). Tutto liscio, perfetto se la perfezione non avesse forma e fosse un po’ piatta. Tutto emozionante se non lo si fosse visto!. Voto 6