Antonín Kosík (Praga, 1952), è un matematico, un filosofo, uno scrittore, dalle molteplici esperienze internazionali, a cominciare dalla rivista Vulgo.net. Di lui sorprende l’intensità delle sue radici est-europee, che si dilatano fino a cogliere alle spalle l’Occidente, a inglobarlo e rileggerlo attraverso pagine ispirate e surreali.
Nella sua nuova raccolta di racconti, intitolata Insistenza, edita da Il Sextante con le illustrazioni sono di Giulio Acquaviva, si ritrova l’imprevedibilità del prestigiatore praghese, l’impassibilità dei saggi indiani o cinesi (che abitano sotto mentite spoglie in America Latina), ma anche la logica scientifica della grande scuola di area slavofona. Poco amante della notorietà, Kosík si racconta nei suoi scritti, rivelando al lettore insospettati scenari sospesi nel tempo e nello spazio.
E’vero? Dipende? Per Antonin Kosik , filosofo e matematico nato a Praga nel 1952 , l’Idea del ciclista è un cavallerizza e la pedalata una cavalcata. D’altronde i sogni non importa se è o come si interpretano, importante come Antonin ce li racconta. Tra l’altro le sue 10 divagazioni non si svolgono, come sarebbe pensabile, nella affascinante Praga, sua città natale, in quella Praga magica tanto cara ad Angelo Maria Ripellino, sfruttando una sensazione di Andrè Breton, ma in un paese dell’America del Sud in cui strani peones come Ignacio Moreno Aranda, vive la sua vita senza farsi andare i grilli e le costolette d’agnello per traverso. La soluzione: non avvertire mai la strana sensazione di stare in una sala d’attesa del dentista. Spicciola filosofia di un matematico filosofo o filosofo matematico (le due filosofie si compendiano) in cui il massimo sforzo è sapere di far festa al Martedì. Non per un riposo fideistico, come il Venerdì per i Musulmani, il Sabato per gli Ebrei, la Domenica per i cattolici ma perché al Martedì Ignacio Morena Aranda deve trangugiare l’essere stato lasciato, tanti anni prima, da Rebeca. Un amore esistenziale inano che però gli era servito per conoscere una giraffa. Anacronismi e incongruenze fantastiche, di Sogni strampalati come lo sportello in cui si vendono lecca-lecca, fiammiferi e birra ma, in cui, pur trovandosi a venti chilometri dalla più vicina arteria ci si aspettano folle enormi attaccata al campanaccio che non doveva mai smettere di suonare. Si potrebbe opinare che questo non è la verità. Però è la vostra verità Diversa da quella di Antonin Kosic, come divesa è la riga tracciata da voi da una retta geometrica. Semmai è un pezzo di retta che ha in comune con la retta la dichiarazione del vostro intento. Dichiaro che sto tracciando un segmento di retta. C’ è sempre un qualcosa di enunciato, di concordato che si differenzia da quanto si ritiene VERO. Come le ore, al contrario, del cimitero ebraico di Praga. Un tempo di sottrazione che soltanto per convenzione si può misurare. Così si può anche enunciare una verità, che non ha niente a che vedere con la verità acclarata, soltanto e sempre per consenso. Occorre accettare. Fidarsi dei poeti. La verità che si vuole è sempre verosimile e anche se Rebeca non è l’amore, per Ignacio Morena Aranda può sempre essere una giraffa.
P.S. Anch’io come il Mario de L’idea del ciclismo per snellire il traffico giro su un tappeto volante. Ne ho due: uno grande per gli spostamenti importanti ed uno utilitario per girare in città. Li tengo arrotolati posteggiati davanti a casa. Occorre soltanto credere nel processo giusto. Purtroppo non sempre riesce. Ma siete o non siete uomini di fede?