“Ci si abbraccia per ritrovarsi interi,” così recita un aforisma di Alda Merini. Ma già molto prima, nel Simposio, Platone narra che Zeus, ostile alla primigenia perfezione degli esseri umani, li spezzò in due, e da allora ognuno è in costante ricerca della antica unità. Questo anelito esiste in ogni cultura, in ogni tempo, a ogni latitudine: l’incontro con l’altro che diventa comunione e immagine in cui identificarsi.

Luna Arancione, Montedit

Cosa accade quindi nell’incontro tra due persone? Un giorno, forse per caso, ci si trova e all’improvviso la presenza dell’altro diviene specchio e desiderio ineffabile. Accade qualcosa che si percepisce soltanto, che ci fa riconoscere l’altro nella sua bellezza, ma soprattutto qualcosa che ci fa riconoscere e accettare luci e ombre. Di entrambi. Ri-conoscersi nell’altro mi mostra chi sono, mi palesa delle parti di me che non conoscevo; dall’io nasce il noi.

Elizabeth Gilbert in  Mangia, prega, ama, scrive: “Una vera anima gemella è uno specchio, la persona che ti mostra tutto ciò che ti tieni dentro affinché tu possa cambiare la tua vita. Una vera anima gemella è probabilmente la persona più importante che tu incontrerai, perché butterà giù i tuoi muri, e ti risveglierà.”

Grazie ai neuroni-specchio comprendiamo empaticamente le emozioni altrui. Nel momento in cui qualcuno arriva a me con tutto il suo vissuto, il mio Io lo distingue come alterità, ma mentre cerco di osservare e capire lo stato d’animo dell‘altro, quel vissuto non è più Oggetto (come viene definito in psicologia), mi ha sedotto e io divento Soggetto plurale: NOI. Nel caso della silloge poetica Luna Arancione (scritto a quattro mani, tra treni, bus e aerei, da Gigliola Magnetti e Marco Raugi, edizioni Montedit), il passaggio dalla decodificazione di un noi al desiderio di testimonianza di tale noi si rivela nella scrittura, nel sentire poetico. Scrivendo si diventa custodi dell’altro, del suo prezioso sentire, che è specchio e isomero del proprio sentire. Scrivere a quattro mani, mani nelle mani, significa abbandonare la sicurezza del proprio guscio, per aprirsi ed entrare con coraggio nel mondo percettivo dell’altro, muovendosi dolcemente. Questo ci cambierà, ci trasformerà, e con noi cambierà la nostra voce; il verso poetico diventerà una vera e propria re- invenzione, una sintesi, un codice linguistico a doppio canale, mano aperta per accogliere le differenze.

Gigliola Magnetti è nata a Lanzo Torinese, dove risiede. Giornalista dal 1988, ha scritto per i quotidiani Il Sole 24 Ore e Italia Oggi. Insegnante di Lettere nelle scuole superiori, nel 1994 ha esordito nella narrativa con il romanzo “Figlio di carta”, edito da Autore Libri Firenze. Sono seguiti i romanzi “Non si cambia” del 2005, “Amare è un’isola” del 2007 e “Inaspettatamente prof!” del 2009, pubblicati da Neos edizioni.

Lucilla Trapazzo

Le liriche proposte dagli autori di Luna Arancione sono espressione poetica di un amore che è al contempo sentimento universale e manifestazione di istanze personali, umane. Vicini nell’espressione del sentire, i versi si fanno dialogo: frammenti di memoria, espressioni intime svelate. Sono testimonianze di cura, brama d’infinito, segnali di vita. La linea immateriale di confine tra le voci dei due attanti non segna una cesura. Diventa invece mescolanza e comunione, l’inquietudine singola diviene corale: si trasforma in un momento d’incontro profondo per raccontare la bellezza e lo struggimento della lontananza, diventa necessità, emozione, magia tra due persone che entrano in armonia, che si comprendono, si riconoscono e si fanno radici. Come sottolinea la motivazione della giuria del Premio Letterario J. Prévert 2020 in occasione del conferimento del Primo Premio alla silloge, “il racconto poetico si illumina di un amore che non vive dell’accelerazione giovanile ma trae forza e slancio dalla maturità anagrafica e dai sentimenti di un uomo e di una donna.” Un amore che “si manifesta per la sua profondità e pienezza rivelandosi per la sua forza assoluta senza tempo ed età.”

Marco Raugi è professore ordinario di Elettrotecnica presso il Dipartimento di Ingegneria dell’Energia, dei Sistemi, del Territorio e delle Costruzioni. Prorettore per la ricerca applicata e il trasferimento tecnologico presso l’Università di Pisa.

Risiede nella nostra immagine riflessa nello sguardo dell’altro l’essenza di ciò che siamo, la consapevolezza di esistere, siamo corpo che vibra, cuore che bussa, respiro, sentire. Leggere la testimonianza poetica, coraggiosa e generosa, di questo amore pieno, senza età, scolpito nei versi, nelle parole, nelle liriche di Gigliola Magnetti e Marco Rugi, ci rivela quello che tutti cerchiamo, che è il senso profondo e luminoso della vita.

Luna Arancione *

Ho deglutito ambrosia,
raspato corteccia dentro un’altra pelle,
scavalcato la mia per custodire, in un’anfora,
la luna arancione della prima sera insieme.
Ho assorbito oceano
dentro l’acqua limpida di Giannutri,
respirato deserto di quiete
nella sabbia della tua Toscana.
E sono sbocciati gigli bianchi, ovunque.
Nelle nostre risate, a tentoni, accese,
complici il voler sorridere alla vita, ancora,
coi capelli che imbiancano
le rughe della vita che scolpiscono i nostri cuori.
Siamo tornati Adamo ed Eva:
isola lussureggiante e corpi nudi
dita datate e labbra assetate
onde di mare fra lenzuola stropicciate
secchiate di miele, polvere di stelle.
Ora si scrive di te con tenerezza,
di tenerezza.
Si scrive senza inchiostro
non c’è inchiostro per descriverci.
Non c’è calligrafia che possa ripercorrere
il tuo profilo al buio,
il mio respiro accendersi,
il collo lastricato di sospiri,
la pelle che diventa petalo,
i cuori che esplodono.
Non c’è bianco di quaderno a righe
che racchiuda
dentro un’alchimia di lettere
la nostra equazione.
Siamo simboli d’infinito, corde d’emozione.
Si scrive di noi
di quanto sia inaspettata la vita.
Anemoni di mare, profughi di sogni
abbiamo ascoltato il nostro cuore battere
cercarsi, toccarsi, naufragare.
Senza remi, senza reti, senza ormeggi
restiamo abbracciati.
Esuli, arroccati, indifesi.
Innamorati, l’uno nel destino dell’altro.



Diventeremo

Ci sono.
Spicchio della tua vita
gocciolare di musica
scaglie d’anima.
Ci sono.
Stupore che riemerge in luce
abbatte la nostra scure di vedovi.
Ci sono.
Vestita di sogni
insaziabile di vita.
A camminare a piedi nudi sul tuo cuore,
perché meriti purezza.
Ci sei.
Radice sospesa in una nuvola.
Ruga che s’increspa in un sorriso.
Calice di sospiri e ambrosia.
Ci sono. Ci sei. Ci siamo.
Sentiero che diventa roccia
girasoli che volgono il capo
verso il Sole dell’altro.
Grappoli di solitudine
di una stessa vite,
raccolti dal destino.
Diventeremo albero, fronde, radici.
Diventeremo vento
marea che placa le distanze.
Diventeremo mare, risacca, oceano.
Naufragheremo insieme:
l’amore tende all’infinito.
















* Gigliola Magnetti – Menzione della Giuria “poesia singola” alla III edizione del Premio Internazionale Città di Firenze “Ut Pictura Poesis” 2019
Note di quercia

Di notte,
ad ascoltarti, nel battito del cuore
martelletti che accartocciano il timpano.
Musica di olmo, bagolaro, quercia.
Note di silenzio rimbombano,
sussurri di parole
di bosco
di mare.
Pentagramma
dietro una tenda di pizzo bianco.
Corde di violino
arrotolate nell’anima.
Ritmi che confondono la strada di casa
e mi cercano,
dentro i sogni
i registri di scuola
gli anfratti della solitudine.
Ti prego, rimani musica
e ritma fra le mie braccia.
Rimaniamo in equilibrio
a diritto
controcorrente
un’unica lirica.
Gigliola Magnetti – Menzione d’onore al 23° Premio Letterario Internazionale dell’Associazione Letteraria Italiana “Penna d’Autore”, Torino, 2019