Figure antropomorfe, ricerca dell’equilibrio e dinamismo da macchina da presa
Quando l’Anonimo seppe che mi ero messo a fare il mercante d’arte, mi fece recapitare alcuni suoi disegni. I plichi che ricevevo non avevano indirizzo del mittente, ma solo il destinatario. “All’esimio dottor Procacci” recava l’intestazione, un dottor professor alla De André che sembrava più fare il verso che attestare effettiva stima. Non si poteva ovviamente evincere che le cose stessero così né dalla calligrafia né dalle parole stesse, ma io l’Anonimo me lo prefiguravo così: impudente, bislacco, ironico, libero. Non poteva che essere altrimenti considerando il tratto e la mole di messaggi che le sue opere veicolavano. “Operette” avrebbe precisato lui se avesse avuto modo di rispondere e commentare. In realtà, ancora oggi, non ci scambiamo mai più di tre o quattro parole e di sicuro non si parla né della sua arte, né della mia professione.
Le tre opere che vedete nelle immagini di questa pagina, e che erano nel primo plico che l’Anonimo mi inviò, non recavano titolo né informazioni aggiuntive fatta eccezione per una delle tre che, in basso a destra ha la data di creazione dell’opera. È da questa che partiremo per la disamina della produzione artistica dell’Anonimo che, ovviamente solo oggi posso descrivere in base alle altre opere che, in questi anni, mi ha fornito. In maniera irregolare, non strutturata, mosso dal genio creativo più che dalle esigenze di vendita o mostra. Al punto che famoso fu l’episodio della sua prima personale in cui mi lasciò senza disegni fino al giorno antecedente l’evento. Quando ormai stavo per annullare tutto, dopo una notte di veglia e fiamme creative, così come me la immaginai io, l’Anonimo mi inviò le 10 opere che gli avevo chiesto. In realtà avrebbe potuto realizzarle con calma nel mese che precedeva la personale, oppure poteva essere il frutto di un suo tiro birbone ai miei danni, ma sapevo, sebbene non me lo avesse detto esplicitamente, che Egli aspettava la spinta creativa e la spinta creativa gliela aveva data la necessità, l’impellenza che si era fatta tanto pressante da non poter più accantonare il compito artistico a lui designato.
Nonostante le opere non abbiano un nome, per la comodità di questo scritto, le definiremo Tavola n.1, Tavola n. 2 e Tavola n. 3. Da uno sguardo generale si evincono gli elementi ricorrenti dell’opera dell’Anonimo, i visi, i profili, l’uccello, le figure antropomorfe, i ragni e le linee. Le linee sono ovviamente l’ossatura, ma anche l’essenza di tutti i suoi lavori. Ogni linea è anche linea di pensiero, passatemi il gioco di parole che utilizzo per significare lo sforzo, o la spinta, emotivi che hanno prodotto quel tratto. Il disegno di questo artista è infatti quello che a buon diritto possiamo identificare come un nuovo filone artistico, del tutto esistenziale, a tratti figurativo, pienamente psicologico. Del resto i suoi ritmi di produzione sono per questo motivo intermittenti, l’Anonimo non disegna per guadagnare, l’Anonimo disegna per esprimere parti di sé, probabilmente vicine all’inconscio se non proprio insite in esso, che altrimenti rimarrebbero nascoste o troverebbero altri mezzi per manifestarsi.
Sebbene la Sua opera sia varia e difficile da etichettare, un astrattismo figurativo se vi piacciono gli ossimori, la Tavola n.1 è quella che forse più rappresenta la Sua espressione artistica. Numerose sono anche le produzioni minimaliste in stile Tavola n. 2, mentre la Tavola n. 3 va in una direzione nuova e dovrebbe infatti essere più recente. Se vi suona strano, dal momento che il plico da cui queste opere sono arrivate è il primo della lunga serie recapitatami, l’arcano viene svelato in maniera molto semplice. L’Anonimo aveva prodotto disegni per anni, ma non si era rivolto mai a nessuno per la vendita e quando decise di darmi un assaggio della sua produzione prese opere che venivano da momenti diversi della sua storia psico-artistica. Nella presentazione dell’Anonimo al grande pubblico ho ritenuto opportuno partire proprio da quei tre disegni che egli stesso aveva fornito a me per dare mostra della sua opera.
Scendendo più nei particolare, nella Tavola n. 1 possiamo individuare due visi, un profilo e un uccello. L’uccello è quasi sempre spinta verso l’alto, rilancio del racconto o incipit dello stesso. In questa tavola è un elemento dinamico che riporta verso l’alto una composizione che tende a schiacciarsi verso il basso. Un’altra caratteristica fondamentale di queste opere è la ricerca dell’equilibrio. Evidente quello della Tavola n. 2. È ovviamente un equilibrio onirico, immateriale, ma anche fisico. Che rispetta proporzioni e pesi. È difatti un equilibrio grafico che strizza l’occhio alle leggi della fisica perché l’Autore è Creatore e il foglio è il dominio in cui lui, Dio demiurgo, ha la possibilità di “fare”, ποιεῖν. Se questo equilibrio coinvolga anche i sentimenti è difficile dirlo, ma ci emoziona l’immagine del “bambino” (?) che controbilancia i ragni e il profilo anziano, alieno, all’estremo opposto, all’interno della Tavola n. 2. La spensieratezza che abbatte paure e ambiguità. D’altra parte i ragni stessi hanno dimensioni diverse e se simboleggiano le paure, non può che essere così. Cosa dire della figura antropomorfa che alza la mano? Un altro segno dinamico che riporta l’equilibrio verso l’alto. Se l’equilibrio è presente anche nella Tavola n. 3, la ricerca dello stesso è però più evidente nella uno e nella due. Come dicevo, la tre, è la tavola del nuovo corso o di una semplice variante della produzione artistica, è presto per dirlo. Perfino oggi, a distanza di tempo dalla produzione delle opere.
Decisamente più figurativa della media delle opere dell’Anonimo, la Tavola n. 3 può essere divisa in tre parti. Da sinistra verso destra: l’uccello, la figura antropomorfa e una nuova figura antropomorfa, più stilizzata, più astratta. Se nella Tavola n. 1 il movimento esplode dal basso vero l’alto con molteplici “sotto movimenti” interni a questo nucleo lavico in espansione, della Tavola n. 2 cogliamo il momento preciso e fermo, l’instantanea della composizione, mentre nella Tavola n. 3 la direzione è quella da sinistra verso destra con un ritorno a sinistra verso la fine. Lo studio del dinamismo è qualcosa di caratteristico della produzione dell’Anonimo che, figlio del suo tempo, ha uno sguardo cinematografico, da produzione video, che applica al foglio statico. I suoi disegni sono cortometraggi, o film veri e propri, condensati in un unico foglio A4.
Non mi dilungherò oltre sull’analisi di queste opere perché l’Anonimo odia le analisi, le ritiene inutili e crede che l’arte vera sia quella che si esprime da sola, senza che qualcuno la commenti. In quest’ottica però, la mia non è che un’analisi personale di questa arte vera e pertanto anche le sue preoccupazioni dovrebbero venire meno. Di tutte le opere contemporanee che ho analizzato, quelle dell’Anonimo sono le uniche che si affacciano al mondo dell’arte in punta di piedi con quella insicurezza dei grandi che li tiene sempre in bilico fra la gloria e l’oblio.