C’è stata un’epoca in cui le città erano davvero vissute, erano a misura d’uomo, ne accoglievano l’esistenza quotidiana nella strade e nelle piazze lastricate in pietra, all’ombra di antichi palazzi civici, conventi, fortezzuole, chiese e dimore nobiliari. In mezzo, quartieri e borghi che erano piccoli microcosmi, in cui si muoveva un mondo di popolo e di signori, fra traffici o passatempi (a seconda del ceto), dure fatiche o ingenui divertimenti, che animavano la città con grida, ritmici suoni del battere degli strumenti, facezie e qualche occasionale imprecazione. Di queste città rimane ancora oggi il ricordo nella toponomastica più antica, che è quindi uno strumento interessante per entrare nelle pieghe della storia urbanistica e sociale, riscoprendo luoghi dedicati a specifiche attività, luoghi caratterizzati da particolari edifici o elementi naturali, luoghi infine legati a personaggi e avvenimenti storici o leggendari.
Franco Ciarleglio, cultore di storia locale, particolarmente attento ai suoi aspetti “minori”, ha raccolto in un agile ed elegante volumetto tascabile i nomi di strade e piazze della Firenze che fu. Una bella e utile guida per guardare la città con occhi nuovi, per soffermarsi quelle vie e piazze che attraversiamo ogni giorno di fretta, che spesso sono deturpate da discutibili vetrine di catene commerciali che non ne rispettano la bellezza architettonica. Dopo una breve introduzione-glossario che spiega la differente denominazione delle strade fiorentine, distinguendo fra “chiasso”, “vicolo”, “erta”, “largo”, “sdrucciolo”, “volta”, eccetera, si entra nel vivo della topografia cittadina antica, divisa per capitolo quanti sono i quartieri antichi, ovvero i quattro del centro che ancora oggi si contendono la vittoria nel gioco del Calcio Storico: San Giovanni (Verdi), Santa Croce (Azzurri), Santa Maria Novella (Rossi) e Santo Spirito (Bianchi). Passeggiando idealmente per le vie, si scopre una città che evoca il carattere dei suoi abitanti, con quelle insegne i cui nomi derivano da antichi mestieri, modi di dire, fatti più o meno storici. Il volume di Ciarleglio è un ideale stradario che accompagna il lettore nel tempo e nello spazio, nomi che evocano un’epoca in cui la città era un tripudio di suoni, colori, voci e xx, un opificio a cielo aperto in cui la strada diventava il palcoscenico dell’operosità.
Ecco aprirsi il Lungarno degli Archibusieri, con la sua dizione che, in splendido italiano antico, indica la presenza delle botteghe di quegli armaioli specializzati nella produzione di fucili (anticamente detti archibugi), così come la Via dei Saponai o della Mattonaia, ma anche la Via Torta, che deriva il nome dall’andamento curvo, dovuto al fatto che la strada segue il profilo dell’antichissimo anfiteatro romano che qui sorgeva circa due millenni orsono. Ma Firenze vanta anche una Via delle Belle Donne, dalla rinomata casa di tolleranza che vi sorgeva nel Cinquecento, e dalla bellezza delle donne che vi “esercitavano”, e la medesima spiegazione ha anche la piazza che appare citata nel titolo, ancora oggi esistente nel popolare quartiere di Santo Spirito. A parte queste edonistiche divagazioni, tante vie e piazze traggono il nome da antiche famiglie, come gli Allegri egli Armati, da elementi naturali che sorgevano nei loro pressi, come la Costa dei Magnoli o la Via del Melarancio, e queste ultime ricordano un rapporto con la natura ben più stretto di quanto la città abbia oggi. Per ognuna delle voci, Ciarleglio stende un breve ritratto, fornendo al lettore interessanti notizie e aneddoti sulla Firenze del passato, e chissà che non possa servire da suggerimento per ripercorrere lentamente le vie di Firenze alla scoperta di una parte delle nostre radici.
Franco Ciarleglio
Da Piazza della Passera al Vicolo dello Scandalo
Sarnus, 2020 pagg. 127, Euro 7,00