Proprio in un periodo in cui il mondo dell’arte sembra patire e mordere il freno sotto i colpi della crisi economica e culturale, Il Sextante, la piccola e coriacea casa editrice, pubblica La Fuente/La Fontana, l’intenso e profondo monologo bilingue (Spagnolo-Italiano) di Andrés Pociña dedicato alla scultrice argentina Lola Mora. Simbolo di resistenza alle etichette sociali e al patriarcato diffuso, l’artista di San Miguel de Tucumán è senza dubbio un esempio di resilienza e forza per tutti i giovani, e specialmente “le” giovani, che in questo periodo stentano a trovare spazio in un mercato del lavoro ricco di target e modelli stantii.
Il volume si caratterizza per l’intensità della tematica, per la sua estrema fruibilità e per il valore dato alla cooperazione e collaborazione fra gli artisti e studiosi che lo hanno fatto nascere: da un lato il suo autore, eccellente professore, cultore della figura della donna nella cultura classica, e dall’altro la firma della prefazione, mirata e divulgativa, parte integrante del testo stesso. A chiosare il prodotto editoriale, prezioso senza dubbio, una copertina d’autore, densa di significato.
Lola Mora. La scultrice resiliente
Lola Mora fu una scultrice argentina che ebbe modo di operare anche nel campi dell’urbanistica, dell’architettura mineraria e delle arti visive.Si distinse in ambiti generalmente vietati alle donne nella sua epoca e fu la scultrice argentina più famosa e discussa degli ultimi anni a cavallo fra il XIX e il XX secolo. La sua opera più famosa è la Fuente de las Nereidas (Fontana delle Nereidi) che fu inaugurata il 21 maggio 1903 nel Paseo de Julio de Buenos Aires.
La sua Fontana delle Nereidi, alla quale l’autore del monologo dedica il suo libro, fu ridicolizzata da un’opinione pubblica egemonizzata dai partiti moralizzatori e puritani, fu spostata dal centro della città e causò la denigrazione pubblica dell’artista che infine fu costretta a dedicarsi ad altre attività, seppur con la medesima passione e incisività.
La sua mano, e le sue mazzuole, hanno creato anche altre opere importanti che ormai fanno parte della bellezza di Buenos Aires (si pensi, fra i tanti, al Monumento alla bandiera a Rosario, al Progresso presso la Casa de Gobierno di Jujuy, al gruppo scultoreo della Libertà e il Progresso situato nel Palacio del Congreso de la Nación Argentina).
Lola Mora è senza dubbio un esempio di quanto la donna, oppressa da schemi sociali, e mentali, di invenzione maschile, possa porsi con coraggio contro i venti avversi della storia riuscendo ad anticiparla e in qualche modo a cambiarla.
Matteo Tuveri. “La Fontana è un omaggio alla forza delle donne”
“Lola Mora è una forza della natura alla quale partecipano anche donne come Mariquita Sánchez de Thompson, Victoria Ocampo, Alfonsina Storni, Eva Duarte, le Madri (e Abuelas) di
Plaza de Mayo (a iniziare da Azucena Villaflor), Celia de La Serna, Cecilia Baccigalupo e le donne di “Ni una menos” che lottano quotidianamente per il riconoscimento del più basilare diritto alla autodeterminazione“.
“Un modo per rendere omaggio alla forza femminile dell’Argentina e del mondo – prosegue lo storico – senza cedere di un passo al machismo diffuso e alla grettezza culturale che contraddistingue quest’ultimo“.
Nella sua opera, dice l’autore della prefazione: “Andrés Pociña rievoca con vividezza di particolari una scena in parte vera e in parte immaginaria in cui Lola Mora dialoga con un modello nel suo studio. Nel testo si trovano disseminati tanti piccoli indizi biografici, psicologici e sociali (briciole di pane biografico che nutre, divulga e spiega) che riconducono con verosimiglianza e profondità alla vicenda umana e artistica di Lola, alla sua passione quasi fisica per Roma, per il classicismo, per la figura della donna libera dalle etichette sociali e per le sue stesse creature di marmo“.
L’autore del monologo
Andrés Pociña Pérez è Professore Emerito di Filologia Latina all’Università di Granada, Doctor Honoris Causa all’Universidad de Rosario in Argentina per i suoi contributi nel campo degli studi classici e per la diffusione e la conservazione delle antichità greche e latine.
Dalla sua penna non solo La Fontana, monologo dedicato a Lola Mora, ma anche l’opera teatrale Crepuscolo a Mitilene, in cui sono protagoniste Saffo di Lesbo e le sue sei discepole, e Medea a Camariñas, un monologo drammatico che racconta “la verità” di Medea, la sua vera storia, quella che nessuno ha mai scritto: una storia in cui la barbara regina difende i suoi diritti, quelli di tutte le donne, completamente diversa da quella narrata dagli uomini, da Euripide, Seneca, Racine, Entrambi i lavori pubblicati in Italia da Il Sextante.
La copertina. Ana Maria Erra, le donne e la causa sociale
A riprova del fatto che dalle buone collaborazioni nascano sempre progetti in grado di entusiasmare lettori e critici, anche la scelta accurata della copertina del monologo che è a firma Ana Maria Erra.
Membro della Dirección del Universo Audiovisual del Niño Latinoamericano (UNESCO y UNICEF) e di prestigiose associazioni artistiche, la Erra dice di sé che ha “iniziato a dipingere prima di leggere e scrivere” e come non si proponga mai “un tema prestabilito e lasci invece fluire la forza creativa. I temi sociali che mi inquietano – prosegue l’artista – finiscono con l’affiorare”.