Nel panorama fotografico Fiorella Sanna (sito ufficiale), fotografa professionista con grande personalità e infinite sfumature, si distingue per la sua inclinazione verso i progetti a carattere sociale (in primis il tema della violenza sulle donne e le lotte contro il precariato e la disoccupazione).
È una persona dal carattere deciso e nel suo lavoro mette passione e professionalità. Negli scatti, nati da un occhio attento e ricco di senso artistico, rivela continuamente un’ottima attitudine a cogliere l’attimo. È possibile vederlo dai suoi scatti matrimoniali, capaci di donare a questo tipo di fotografia un valore aggiunto.
Guardando le tue foto piace il tuo tocco, quasi magico, che riesce a cogliere il momento giusto, quell’espressione che piace alle persone. Secondo te esiste lo scatto perfetto?
Credo che ognuno di noi abbia il proprio scatto perfetto, ma non è assolutamente detto che corrisponda allo scatto perfetto dello spettatore o di un altro fotografo. Lo senti quando è il momento giusto per scattare una foto, ed è il tuo momento giusto e di nessun altro. Penso che lo scatto perfetto sia una mescolanza di fattori casuali e voluti, bisogna essere bravi ad aspettare l’elemento che ti manca in quella fotografia. Sai quando dici “si, è piacevole, è una bella foto, manca qualcosa però”. Quel qualcosa devi procurartelo, aspettando il momento giusto se è un reportage, o aggiungendo o togliendo se è una foto studiata. Per me l’imperfezione è un valore aggiunto: la casualità, l’inaspettato.
Qual è la tua tecnica preferita e in quale ti identifichi meglio?
Ho un problema con i generi fotografici perché ne adoro più di uno. Il ritratto è il genere che mi sorprende di più ma anche il più impegnativo. Nel ritratto, soggetto e fotografo, si scambiano delle cose, è un dare e avere: svilupperanno dell’empatia oppure no, proveranno simpatia l’uno per l’altra oppure no? Tutto questo potrà essere letto nella foto da occhi attenti. Nel ritratto includo anche i reportage di concerti e spettacoli, mi danno tanta energia, mi sembra di essere parte della performance. Mi piace anche tanto la still life in particolare la food photography e la fotografia di oggetti di modernariato. In realtà in italiano il termine sarebbe “natura morta” ma di morto non ha proprio niente in genere, perché dietro il cibo, ad esempio, e nelle preparazioni c’è sempre una realizzazione, un lavoro umano molto importante. Infine il paesaggio urbano e campestre da sempre ha su di me un fascino particolare e racconta tantissimo della vita. È sempre stato un problema scegliere e ormai ho capito che per me sarebbe riduttivo farlo.
Quali sono i tuoi progetti in corso e quelli futuri. Ci puoi dare qualche anticipazione?
Attualmente lavoro ad un mio progetto che si chiama Docreativa – istantanee di creative e creativi. È una sorta di magazine on line in cui fotografo e intervisto creativi che hanno già un loro pubblico di estimatori e che, mi piace pensare, rendono il mondo meno brutto con la loro creatività. Sono stata molto fortunata fino ad ora perché i foto-intervistati hanno condiviso con umiltà e ironia il loro percorso formativo e creativo e svelato piccoli grandi ricordi dell’infanzia o episodi emozionanti della loro esperienza. Come regola in genere realizzo foto e intervista nello stesso momento, proprio perché si tratta di vere istantanee sospese nel tempo e nello spazio.
Mi auguro che Docreativa possa essere anche un mio progetto futuro, visto che ho in mente ancora tanti creativi da foto intervistare! In aggiunta vorrei intensificare le collaborazioni con artisti nel campo della musica. Credo che la fotografia e la musica siano naturalmente compatibili e complementari, arrivano con sincerità al pubblico. Possono fare grandi cose insieme.
By Marcello Treglia