Tempo fa MockUp aveva iniziato un percorso di bellezza, per il quale avevamo coniato l’hashtag #piccolecoseperfette, e nel quale si erano imposte, per importanza, la mostra sulla Cina Imperiale al Museo di Palazzo Venezia, al momento ancora in corso, e la mostra Il Disegno del cinema, svoltasi a Cagliari fino al 27 settembre.
Il sentiero felice, intrapreso con le due mostre sopra citate, prosegue ora con Eurasia. Fino alle soglie della storia, curata da Marco Minoja, Annamaria Montaldo e Yuri Piotrovsky, e realizzata in collaborazione con l’Ermitage di San Pietroburgo. Nei locali del Palazzo di città di Cagliari, fino al 10 aprile, sono esposte oltre 350 opere provenienti dalla collezione del museo russo e 130 manufatti provenienti dai tesori dei musei sardi e in prestito da altre realtà museali italiane.
La mostra, che individua un ponte culturale fra il Mediterraneo e i territori dell’Europa e dell’Asia, si prefigge di guidare il visitatore attraverso un percorso in cui, complice un allestimento, firmato da Angelo Figus, in cui le linee e i colori guidano i sensi, emergono come centrali lo sviluppo della tecnica applicato al lavoro, il rapporto con gli animali come compagni di viaggio verso lo sviluppo, le arti applicate e la religione, strumento di spiegazione di ciò che ancora non era noto. Temi che, comuni a tutti i popoli, si evidenziano come il vero e proprio filo rosso in grado di unire oriente e occidente.
I quattro piani del Palazzo di città, sito in uno dei punti panoramici più belli del Capoluogo sardo, ospitano ognuno un tema specifico: la daily life del Neolitico, la rivoluzione della lavorazione e dell’uso dei metalli, che ha cambiato per sempre il corso della storia umana, e la produzione degli accessori come simbolo di una società che, concentrando la sua esistenza non più sulla sola sopravvivenza ma sul concetto di plusvalore, ha individuato nel materiale, nella lavorazione e nel design il simbolo dell’appartenenza sociale.
Dal piano terra, scandito da preziose teche poste sullo sfondo di un campo di grano piegato dal vento, in cui sono esposte le ipnotiche e esoteriche incensiere a spirale, passando per il primo piano, in cui è possibile contemplare il nastro d’oro, lavorato a sbalzo, con cinque rosette, originario del IV millennio a.C e proveniente dal Museo Statale dell’Ermitage, o le collane in pietra dura, pasta vitrea, ambra, bronzo o cristallo di rocca, lo sguardo rimane affascinato dalle forme asimmetriche e dai colori di una Jugendstil made in Neolitico che, a tutti gli effetti, rappresentano l’età più giovane dell’uomo, in bilico fra istintualità e ricerca della scintilla della cultura.
Uno degli aspetti più interessanti della mostra, che appare evidenziato dalla felice scelta degli allestimenti delle diverse sale, è la narrazione del progressivo affinarsi delle capacità artigianali nella produzione dei tanti oggetti presenti. Di uso comune o di tipo decorativo, rappresentano tutte le sfere della vita umana: la casa, la religione, il potere, la forza, il lavoro e la natura.
I temi scelti a scopo decorativo, o per le piccole riproduzioni, guardano al mondo naturale e lo interpretano, o attingono a un repertorio di segni geometrici di grande semplicità ma, proprio per questo, di grande fascino.
Le ceramiche di uso quotidiano riportano motivi a spiga, decorazioni a pettine o altri segni di sorprendente umanità. Ad accompagnare la mano dell’artigiano nella realizzazione del decoro, semplici strumenti come bastoncini o elementi naturali. L’avvento dell’era dei metalli ha favorito la standardizzazione di forme e procedimenti tecnici nella produzione di armi, asce, coppe, matrici e oggetti decorativi e di lusso. Dalla panella di rame al lingotto di bronzo, una pluralità di forme prende vita dalle mani di artigiani attenti e tecnicamente capaci: cervi, arieti, tori, leoni e altri animali, cacciati per la sopravvivenza o preziosi compagni di lavoro, trovano spazio in svariati oggetti accanto a motivi geometrici a spirale, quadrati e svastiche.
Lo stile degli artigiani nuragici e degli artefici caucasici vede prevalere nel primo caso buoi, arieti, navicelle e riproduzioni di nuraghi, e nel secondo cervi dai magnifici palchi di corna destinati a concludere insegne o a decorare ornamenti e accessori di abbigliamento. Nell’oreficeria il leone, animale da sempre utilizzato con importanti significati, la fa da padrone: piccole teste e placchette che lo vedono incedere di lato. Il toro aureo affianca il leone, in esso si concentra la potenza generatrice della natura, condivisa con la Madre terra.
Nella rappresentazione dell’essere umano prevale il guerriero, ma non mancano i contadini e i conduttori dei carri. La Madre è presente in pietra, in piccole dimensioni, anch’essa partecipe della natura e della sua rigenerazione: rappresentata con forme generose, fianchi larghi e accoglienti, linee semplici che permettono all’artigiano di coglierne l’universalità.
Il Palazzo di Città rappresenta un contenitore ideale per gli oggetti scelti, atto a raccontare alcune delle fondamentali tappe che hanno accompagnato lo sviluppo umano. Un edificio rappresentativo del mondo e dei suoi cambiamenti che, con il tetto a capriata, evoca spartane capanne che hanno ospitato popoli e re.
By C.T.